Cari amici, ecco, è fatta. Il 31 gennaio è stato una giorno difficile, grigio e senza conforto per quelli di noi che considerano una sciagura questa tortuosa uscita dall’Unione europea. Noi Remainer stiamo attraversando varie fasi di dolore per la vostra perdita.
Cari amici,
non mi era mai capitato di incontrare delle difficoltà nello scrivervi, ma ogni volta che mi ripropongo di raccontarvi qualcosa di diverso dalla Brexit (come la condizione delle donne costrette a lavorare sette anni in più, fino ai 67 anni, per poter avere la pensione statale, o il movimento ecologista Extinction Rebellion o l’ondata nostalgica di questi ultimi anni, culminata nel film tratto dalla serie “Downtown Abbey”, proprio mentre la vera Famiglia Reale spedisce i suoi giovani eredi a scuola, nell’imbarazzante deliquio -“che carini!”- dell’opinione pubblica), ecco, non ce la faccio.
Nemmeno le nuove edizioni di “Ballando sotto le stelle” o di “Love Island” riescono a togliere il saporaccio della Brexit dalla nostra vita pubblica. La Brexit si prende tutto lo spazio, spintona via tutti gli altri pensieri e fa piazza pulita di questioni di vitale importanza.
lettera dall’Inghilterra di Belona Greenwood
Catherine Bebbington
Cari amici, non mi era mai capitato di incontrare delle difficoltà nello scrivervi, ma ogni volta che mi ripropongo di raccontarvi qualcosa di diverso dalla Brexit (come la condizione delle donne costrette a lavorare sette anni in più, fino ai 67 anni, per poter avere la pensione statale, o il movimento ecologista Extinction Rebellion o l’ondata nostalgica di questi ultimi anni, culminata nel film tratto dalla serie “Downtown Abbey”, proprio mentre la vera Famiglia Reale spedisce i suoi giovani eredi a scuola, nell’imbarazzante deliquio -“che carini!”- dell’opinione pubblica), ecco, non ce la faccio. Nemmeno le nuove edizioni di “Ballando sotto le stelle” o di “Love Island” riescono a togliere il saporaccio della Brexit dalla nostra vita pubblica. La Brexit si prende tutto lo spazio, spintona via tutti gli altri pensieri e fa piazza pulita di questioni di vitale importanza.
Belona Greenwood, da Norwich, Inghilterra, ci parla di Eunuco Femmina, uscito ormai 45 anni fa, e della misoginia che non passa.
Cari amici,
ricordo perfettamente il giorno che presi in mano Eunuco Femmina di Germaine Greer. Avevo 17 anni ed ero all’ultimo biennio di un liceo classico femminile; uno di quei posti con un’architettura molto dritta e concreta, nella pietra come nelle aspettative. Eravamo ragazze le cui aspirazioni andavano ben oltre il matrimonio. Io ero più interessata a farmi scarrozzare in moto e passare interi pomeriggi rannicchiata in un antro di musica -un mix ossessivo di Bob Dylan e David Bowie- che a preoccuparmi del futuro. La musica ci dava un senso di protezione, identità e potere; la vita aveva il sapore del successo e i nostri alberi erano sempreverdi e i nostri giardini sempre pieni di speranza. La mobilità sociale era un rito di passaggio per i più brillanti. Leggi tutto “La liberazione mai avvenuta – Lettera di Belona Greenwood”