Ogni volta che Salvini fa un comizio elettorale, si ripropone la questione se andarlo a contestare. Gli appelli partono e ci si raccomanda di munirsi di fischietti. Quindi non si va lì per esporre in silenzio cartelli e striscioni, ma per disturbare il comizio e per impedirne nei fatti l’ascolto se l’appello venisse raccolto da parecchie persone. Quindi Salvini non ha diritto di parlare? (Detto fra parentesi: non stiamo parlando di Casa Pound che si professa fascista mettendosi fuori dalla costituzione, ma di un partito che partecipa con pieno diritto alla vita democratica del paese e si professa democratico, un partito popolare del 33%, che oggi ha al suo interno, forse, più lavoratori dell’intera sinistra).
Qui, purtroppo, le cose sono nere o bianche: un democratico deve difendere (fino alla morte ha detto qualcuno?) il diritto di Salvini di parlare e chi vuol impedire a qualcuno di parlare è un antidemocratico. Nella nostra storia l’hanno fatto i fascisti negli anni Venti e gli estremisti di sinistra degli anni Settanta (e infatti, sappiamo, per chi c’era, di quanto poca considerazione, in quel campo, godesse la parola democrazia).
Se poi si parla di opportunità (ma è un argomento che non dovremmo neanche portare), tentare di impedire a Salvini di parlare vuol dire fargli un regalo grande come una casa. Ma tant’è, forse è proprio questo l’obiettivo per alcuni: meglio che vinca la Lega, così scoccherà l’ora di una vera opposizione. Antagonisti per sentirsi protagonisti.