Epistocrazia

Su “Le Monde”, il costituzionalista Alexandre Viala, nell’interrogarsi su quale sia il modello di governo che ha in mente Macron, parla di “epistocrazia”, un neologismo che indica un sistema di governo in cui il potere è affidato agli esperti. L’idea viene da lontano.
Con la globalizzazione dei diritti, la fine delle ideologie, il potere tende sempre più ad affidarsi, per prendere le sue decisioni, ai tecnici.
L’avvento di movimenti populisti, la sorpresa della Brexit, così come lo scetticismo climatico cavalcato da Trump Donald, hanno addirittura portato alcuni pensatori (come l’economista Bryan Caplan o il filosofo Jason Brennan) a chiedersi se il voto popolare sia ancora affidabile nell’era della post-verità. Cioè se le persone siano sufficientemente “illuminate” per decidere razionalmente. Se però si liquidano tutte le opposizioni tacciandole di populismo, il rischio è l’avvento surrettizio, spiega Alexandre Viala, di una epistocrazia che, sotto la bandiera della Ragione, pretende di saper prendere, essa sola, le buone decisioni.
Di qui ad abolire il suffragio universale e a instaurare un suffragio solo per i capaci, i laureati o chi vive nelle grandi città (come qualcuno provocatoriamente propose dopo la Brexit), il passo è breve.
Intanto nel discorso macroniano, la contrapposizione destra-sinistra si sta trasformando in un antagonismo tra “nuovo mondo” e vecchio mondo, dove però solo il primo ha piena legittimità. Il suffragio universale d’altra parte inizia a essere visto come “inutile” anche dai tanti delusi che hanno smesso di votare o si sono fatti sedurre dalla tentazione populista.
Solo una rivitalizzazione di una vera destra e sinistra di governo, con proposte irriducibili e però credibili può contrastare lo scenario disegnato dalla ”rivoluzione” uscita dalle elezioni di primavera.
Perché l’essenza della democrazia, ricorda infine Viala, non è il consenso, ma una leale e franca alternanza politica.
(lemonde.fr)

Lascia un commento