Il “New York Times” ha pubblicato un lungo reportage sui cinesi in Namibia, un paese che conta 2,5 milioni di abitanti (un decimo della popolazione di Pechino), in particolare sul progetto in corso nella baia di Walvis dove i cinesi stanno costruendo una penisola artificiale dell’estensione di quaranta campi di baseball per potenziare il porto. Nelle vicinanze sono inoltre previste nuove autostrade, un centro commerciale, una fabbrica di granito e un deposito di carburante. Dal 1990 al 2015 la Cina ha investito oltre quattro miliardi di dollari. I leader cinesi ci tengono a spiegare che quella con l’Africa è una cooperazione “win win”, in cui vincono tutti. Sarà. In effetti molti dei progetti -strade, ferrovie, porti, miniere, telefonia- probabilmente non sarebbero mai stati realizzati senza l’intervento cinese. Se però il modello è quello della miniera di uranio di Husab, in cui la compagnia cinese possiede il 90% e il governo della Namibia il 10%, il dubbio che si tratti piuttosto di una nuova forma di colonialismo è piuttosto forte.
(nytimes.com)