Il 27 ottobre 2014, in una spiaggia olandese venne ritrovato un cadavere con indosso una muta da sub. Poco più di due mesi dopo, un altro corpo venne scoperto sulle coste norvegesi con addosso una muta identica. Che ci fosse un legame? Anders Fjellberg, giornalista norvegese, era convinto di sì, così ha ricostruito l’intera vicenda. I due si chiamavano Mouaz Al-Balkhi e Shaid Omar Kataf, ed erano giovani profughi siriani. Si erano incontrati i primi di ottobre 2014 in un campo profughi nei pressi di Calais, nel nord della Francia. Noto come “La giungla”, il campo viene usato da quasi vent’anni da migranti di tutto il mondo come base per tentare di raggiungere il Regno Unito. La maggior parte lo fa infilandosi nei tir, nascondendosi sotto i treni che passano il tunnel sotto la Manica o pagando un passaggio da un trafficante. Ma nessuno di questi era il piano dei due siriani.
Mouaz aveva scritto su WhatsApp a uno zio in Inghilterra del suo progetto: “Di qui riesco a vedere la costa inglese. Ci posso arrivare a nuoto”. Lo zio aveva provato a dissuaderlo, ma quella sera stessa, il 7 ottobre, Mouaz era andato insieme a Shaid nel Decathlon di Calais per comprare l’attrezzatura per attraversare la Manica. Di lì, si erano incamminati verso il porto.
L’intero reportage, in inglese, è disponibile qui.