Invitare i dipendenti del proprio bar a discutere coi clienti di temi “caldi” potrebbe sembrare cosa estrosa, ma non degna di troppa considerazione. Cosa succede, però, se a farlo è Howard Schulz, amministratore delegato di Starbucks, e il tema “caldo” è la questione razziale in America? Domenica 15 marzo Schulz ha acquistato una pagina del New York Times per lanciare “RaceTogether”, una campagna per “stimolare conversazioni” negli oltre 12.000 Starbucks statunitensi. I suoi baristi -il 40% dei quali appartengono a minoranze- potranno scegliere se porgere al cliente che ordina un caffè uno dei bicchieri dove avranno scritto a mano il motto “Race Together” e discutere di relazioni etniche. Schulz non è nuovo a iniziative di impegno civico, e spesso ha fronteggiato da leone le resistenze interne. Un anno fa, dopo aver impegnato l’azienda nel sostegno della proposta di legge per le nozze gay nello Stato di Washington, aveva risposto così a un azionista che lo criticava di star facendo calare le vendite a causa dei boicottaggi: “Non è una decisione da prendere su basi economiche: qui impieghiamo 200.000 persone, vogliamo abbracciare le loro diversità. Venda pure le azioni, se crede di poterne trovare di altrettanto redditizie”.
#RaceTogether è appena iniziata, ma su Twitter già spopolano i resoconti, tra il serio e il faceto, di queste piccole conversazioni.
(Fortune)