“Conosci gli amici dei tuoi familiari?”, “Si litiga molto a casa vostra?”, “Quanto siete attivi alle attività religioso-culturali della vostra comunità?”. Il National Counterterrorism Center degli Stati Uniti ha redatto un documento e un questionario che dovrebbero consentire di rilevare la probabilità che un individuo possa darsi all’estremismo radicale. Il documento, rivolto a forze dell’ordine, operatori sociali, educatori e personale medico, è stato divulgato dalla testata online The Intercept in contemporanea al vertice globale dell’antiterrorismo, in corso questa settimana a Washington.
The Intercept, nota per aver ospitato molti dei documenti segreti diffusi dalla talpa del Datagate Edward Snowden, ha messo a disposizione il documento riservato a questo link e l’ha fatto leggere ad Arun Kundnani, che tiene un corso in Media, Culture and Communication alla New York University. Lo studioso, che cura sul Guardian un blog sull’islamofobia ed è autore di saggi sul tema, ritiene che il documento fomenti l’odio religioso. “Il documento invita funzionari non specializzati in tutela dell’ordine pubblico a sospettare dei cittadini musulmani. Inoltre, si schedano le persone come potenziali terroristi sulla base di attività che di criminale non hanno nulla”.
D’altronde, obietta Kundnani, non ci sono prove di un nesso tra nucleo familiare disagiato o attaccamento alla propria comunità etnico-religiosa e propensione al terrorismo.
La notizia ha ispirato una reazione satirica sulla piattaforma di citizen journalism Global Voices, dove Taisa Sganzerla, Elizabeth Rivera, Amira Alhussaini e Sahar Habib Ghazi hanno preparato un quiz a risposta multipla a partire dalle linee-guida del documento.