“Incredibile: il numero di cose che accadono ogni giorno nel mondo è sempre quello necessario a riempire un quotidiano!” Così diceva anni fa il comico Jerry Seinfeld, e così si apre un lungo report multimediale della Bbc circa il futuro del giornalismo: “Se mai il motto di Seinfeld è stato prossimo al vero, oggi non lo è più di certo. Le notizie non entrano più nel giornale”. Sono già tutte online. La rivoluzione digitale avrebbe effetti particolarmente distruttivi sulla stampa locale. “E così, sempre più aspetti della vita moderna non vengono più raccontati”. Man mano che la pubblicità “localista” si sposta online, in tutto il mondo i giornali locali chiudono per mancanza di inserzionisti. In un decennio, nel Regno Unito, sono stati 5.000 i posti di lavoro persi nella stampa, un bilancio che però pesa maggiormente sull’editoria locale. Ne è un esempio Media Wales, testata del Galles che tra 1999 e 2011 è passata da 700 dipendenti tra redattori e staff agli attuali 136.
Il trend opposto vede sempre più media nazionali forti puntare al “global reporting”, da -e per- tutto il mondo. Su questo si muovono in particolare Russia, Qatar e Cina; quest’ultima ha appena finanziato con sette miliardi di dollari la China Central Television per incrementare il raggio d’azione dei propri programmi radio-satellitari, che ora raggiungono 220 milioni di abitazioni nel mondo. Nel 2009 erano 84 milioni.