Olivier Roy, in un lungo articolo uscito sull’Huffington Post, spiega come l’attentato a Charlie Hebdo abbia riaperto il dibattito sulla compatibilità tra islam e Occidente. Ci sono due narrazioni al proposito, spiega Roy. Secondo la prima, la questione è l’islam e il fatto che la fedeltà alla religione viene prima di quella alla nazione, una religione che non contempla critiche e accetta forme di violenza come la Jihad. Per chi aderisce a questa versione, l’unica soluzione è una riforma teologica che porti a un “buon” Islam: liberal, femminista e amico dei gay.
Dall’altra parte, ci sono i musulmani, laici o credenti, sostenuti dalla sinistra multiculturale, che sostengono invece che il punto non è l’islam, ma l’esclusione di questi giovani e quindi l’islamofobia.
Il problema è che entrambe le narrazioni presuppongono l’esistenza di una comunità musulmana di Francia, di cui i terroristi sarebbero una sorta di avanguardia.
In realtà, i giovani fondamentalisti intanto incarnano una rottura generazionale (tant’è che i loro genitori ora chiamano la polizia quando partono per la Siria) e non sono affatto coinvolti nella vita della comunità locale. Sono persone che si sono autoradicalizzate in Internet, non sono davvero interessati al mondo musulmano (ai palestinesi, per esempio). Vivono e si muovono ai margini. Al contrario i musulmani francesi sono più integrati di quanto si creda. In quasi ogni attentato ha perso la vita un musulmano impegnato nelle forze dell’ordine. La cosa curiosa è che questi musulmani, anziché essere citati come esempio, sono dei “contro-esempi”, delle eccezioni. E invece la normalità sono proprio loro.
L’altro ritornello è che non condannano il terrorismo, ma in rete è pieno di condanne. Solo che siccome noi abbiamo deciso che sono una comunità vorremmo che anche la condanna fosse collettiva. Ma, torna a ripetere Roy, non sono una comunità, infatti non hanno una rappresentanza politica, ma neanche una rete di scuole o una grande moschea. Insomma, ci sarebbe questa buona notizia, che i musulmani di Francia stanno manifestando un “gallico” individualismo che li rende recalcitranti verso le forme comunitarie.
(huffingtonpost.com)