Sabato 20, un’iniziativa a Forlì per ricordare Ezio Tarantelli, l’economista del lavoro ucciso dalle Brigate Rosse il 27 marzo 1985.
La pagina facebook dell’iniziativa: https://www.facebook.com/events/1506206746287184/]
SABATO 20 SETTEMBRE 2014 ORE 10
Saloncino Hotel della città
Corso della Repubblica 117 Forlì
La Fondazione Alfred Lewin e la Fondazione Roberto Ruffilli promuovono l’incontro pubblico:
LA FORZA DELLE IDEE
Ezio Tarantelli: sviluppo, equità e occupazione
introduce:
-Andrea Ginzburg, già docente di Istituzioni di economia ed Economia delle reti internazionali – Università di Modena e Reggio Emilia
intervengono:
-Riccardo Salomone, docente di Diritto del Lavoro – Università di Trento;
-Luca Tarantelli, autore del volume “Il sogno che uccise mio padre. Storia di Ezio Tarantelli che voleva lavoro per tutti.”(Rizzoli, Milano 2013)
coordina:
-Thomas Casadei, Univ. di Modena e Reggio Emilia
Luca Tarantelli aveva compiuto da pochi giorni 13 anni quando il 27 marzo 1985 perse suo papà Ezio, vittima delle Brigate Rosse. Ezio Tarantelli era un brillante economista del lavoro, insegnava alla Facoltà di Economia de “La Sapienza” di Roma; era inoltre influente consigliere dell’allora Governatore della Banca di Italia, Carlo Azeglio Ciampi, che ha dato la prefazione al libro “Il sogno che uccise mio padre. Storia di Ezio Tarantelli che voleva lavoro per tutti” (Rizzoli, 2013). È il racconto e la storia di un uomo e di un padre, intervallato da alcuni frammenti biografici.
Luca, quarantenne, laureato in Storia Contemporanea alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, è autore del documentario del 2010 sulla figura di Ezio Tarantelli, “La forza delle idee”.
Ezio Tarantelli, un gran lavoratore, un educatore che sapeva combinare gioco, inventiva e disciplina; il protocollo #Lama – #Agnelli del ‘75 sulla scala mobile e la sua previsione sul pericolo di inflazione; il duello fra Bettino Craxi, Enrico Berlinguer e la Cgil e la decisione delle Brigate Rosse di inserirsi in quel clima di scontro; un uomo ponte fra varie istituzioni. Intervista a Luca Tarantelli.
“Il giorno in cui è morto mio padre ho avuto un processo di rimozione. La prima cosa che ho pensato quando mia madre mi ha detto che mio padre era morto è stata: ‘Le nostre vite devono andare avanti’. Per sopravvivere ho dovuto rimuovere e allontanare il dolore e il lutto e questo deve aver provocato un sistema di repressione anche delle sensazioni e delle emozioni del presente. Negli anni successivi quasi non mi ricordavo il suo volto, la sua voce. Ho affrontato però col tempo questo processo di rimozione, anche mettendomi di fronte alla figura pubblica di Ezio Tarantelli: mio papà era una persona impegnata, che lavorava tantissimo, estremamente appassionata del suo lavoro, un educatore che sapeva combinare il gioco, l’inventiva anche con la disciplina (…)”
“Penso all’attualità del suo approccio al tema concertazione. Un metodo che vede sedersi allo stesso tavolo Governo, sindacati e Confindustria che lavorano per arrivare a un accordo per risolvere i principali problemi del Paese. Certo l’Italia di oggi è un paese molto diverso: società, politica e tecnologia sono cambiate, e non sappiamo immaginare quali soluzioni innovative un intellettuale creativo e dialogante come mio padre avrebbe potuto portare.
Idee come quelle della predeterminazione della scala mobile erano il frutto di una significativa elaborazione progettuale compiuta in anni di studi e di confronto con diversi intellettuali.
Infatti, cercava di raffinare le sue idee in maniera completa: erano idee nate in un determinato contesto per risolvere i problemi specifici di quel contesto.
Ma mio padre ha fatto molto altro: per esempio, ha anche sviluppato un modello econometrico del mercato del lavoro per dare al sindacato uno strumento di conoscenza che pochi istituti possedevano allora in Italia. Un collega di mio padre, Guido Rey, una volta mi ha detto che Ezio Tarantelli riusciva a vedere dai numeri e dalle proiezioni econometriche dei dati che altri non riuscivano a vedere, come un ‘mago’ (…)”
“Federico Caffè, dopo l’omicidio, disse: ‘L’utopia non è altro che l’affermazione di una civiltà possibile contro le strettoie del presente. E che cos’altro faceva Tarantelli se non prospettare una civiltà possibile contro le strettoie del presente?’. Mi è rimasta impressa questa affermazione”
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http://unacitta.it/newsite/intervista.asp?id=2353
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