Sindacato modelle

Riverite e ammirate per un lavoro “che potrebbe fare chiunque”, “donne privilegiate”, “strapagate” per “girare il mondo”: tutto per “camminare da qui a là” e “indossare abiti favolosi”. Sono questi alcuni degli stereotipi che ci vengono in mente pensando alle modelle. Non capita, invece, di pensarle come lavoratrici in condizione di sfruttamento. Ne ha parlato sul Guardian Sara Ziff, modella e regista che nel 2002 ha fondato “Model Alliance”, organizzazione che promuove i diritti delle modelle -e dei modelli- statunitensi. Secondo Sara “il mondo della moda è un’industria del superficiale, e attira critiche superficiali”, che si concentrano, solitamente, sull’impatto deleterio degli standard di bellezza “estremi” imposti dalle modelle sul grande pubblico femminile. Non si pensa, però, che gli stessi standard sono veramente imposti sulle modelle che, ben lungi dall’essere tutte top model capaci di imporsi nel rapporto con le proprie agenzie, spesso ne sono vere e proprie schiave.

In occasione della Fashion Week di New York, Sara ha organizzato una riunione per sensibilizzare le sue colleghe più giovani a non cadere nella logica dello sfruttamento e farsi raccontare le loro storie di lavoro. “All’incontro avevamo predisposto un buffet con una ricca colazione, ma le ragazze spizzicavano solo la frutta. Poi una di loro, giovanissima, ha parlato: ‘La mia agenzia trattiene tutto ciò che guadagno. Non mi daranno niente, dicono, finché non avrò perso ancora peso’. Lei avrebbe voluto andarsene, ma aveva firmato un contratto pluriennale”. Cose del genere capitano anche nelle agenzie più blasonate: la maggioranza trattano le modelle come lavoratori autonomi e non come dipendenti, e molte indossatrici della Fashion Week vengono pagate in vestiti.
Sara ha deciso di fondare Model Alliance dopo essersi resa conto che molte delle sue colleghe, a differenza sua, non erano smilze di costituzione. Entrate nel mondo della moda adolescenti, con lo svilupparsi del proprio corpo si sono viste costrette dalle proprie agenzie a restare esili in modo innaturale. “Amy Lemons ha cominciato a fare la modella a 14 anni ed è finita subito sulla copertina di Vogue Italia. Mi ha confessato che, pochi anni dopo, i suoi agenti le avevano imposto una dieta estrema: ‘una torta di riso al giorno; se non funziona, metà’. Le stavano imponendo l’anoressia”.

Nel 2013, Model Alliance ha promosso l’approvazione nello Stato di New York della Child Model Act, una legge per la tutela delle modelle e i modelli under 16. La legge è in vigore dallo scorso novembre, e prevede per questi lavoratori la stesura di contratti, un limite orario di lavoro, fondi fiduciari e programmi per la frequenza scolastica, pause per riposare e per mangiare.

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