Cina e frigoriferi

In dodici anni, dal 1995 al 2007, i cinesi con il frigo in casa sono passati dal 7% al 95% nelle aree urbane. La cosiddetta “capacità refrigerante” cinese ha superato quella americana e in Cina non è ancora stata approntata la logistica della “catena del freddo”. Quando anche la Cina avrà predisposto le stazioni refrigeranti, i macelli, i centri di distribuzione, i mezzi di trasporto e i magazzini, tutti in grado di mantenere la temperatura fredda, a cambiare non saranno solo le abitudini dei cinesi, ma anche il clima.

A preoccupare non è solo la grande quantità di energia necessaria, ma anche i gas refrigeranti. Se va avanti così, gli esperti prevedono che nel 2050  gli idrofluorocarburi saranno responsabili della metà delle emissioni globali di gas serra. Chen Zemin è il più grande (l’unico per la verità) produttore di Tangyan, dolce tradizionale cinese fatto di palline realizzate con la farina di riso agglutinato, surgelati. Il “New York Times” gli ha dedicato un lungo articolo. La sua è una lunga storia: vissuto all’epoca della Rivoluzione culturale, aveva dovuto mettere da parte la sua passione per la scienza per fare il chirurgo perché così era stato deciso. Come medico aveva anche fatto carriera, ma nonostante le tante attività che si inventava per passare il tempo si annoiava. Gli piaceva molto cucinare e così un giorno ecco l’idea geniale: refrigerare i ravioli. Un’idea che tra l’altro gli era venuta proprio dalla professione: la refrigerazione è fondamentale in chirurgia per la conservazione degli organi o del sangue ed è stato proprio con materiali medici di recupero che Chen ha costruito il primo freezer a due piani, dove ha immagazzinato i suoi Tangyan. Poi ha brevettato il macchinario per fare le palline e l’imballaggio e così nel 1992, a 50 anni, ha messo su la sua attività. Oggi ha sette stabilimenti e il più grande, situato a Zhengzhou, impiega 5000 operai e produce 400 tonnellate di Tangyan al giorno.

 

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