Chi si occupa della promozione dell’ultimo libro di Paulo Coelho? Paulo Coelho stesso. L’autore, intervistato dal Wall Street Journal, descrive la sua tecnica promozionale, che non si attiva solo quando esce un suo libro, ma è radicata nel quotidiano del mondo dei social network. E finisce per influire sul processo creativo.
Il romanziere brasiliano, che proprio ora sta promuovendo il suo ultimo libro (“Adulterio”), è un entusiasta dell’innovazione digitale dell’editoria (“Non ho libri in casa, li ho dati tutti via. Solo e-book”) e poiché frequenta i social sin dagli albori, quando c’era solo MySpace, ormai ne conosce i segreti. Ogni giorno cerca sul web gli articoli che parlano di lui per condividerli su Facebook e su Twitter. “Li pubblico negli orari giusti e controllo che siano efficaci”. La cosa che “tira” di più, però, sono le cartoline elettroniche: un’immagine con sovraimpressa una citazione, che in maggior parte Coelho confeziona da sé, facendo faville nelle condivisioni sul web. Ma i trucchi vanno più in profondità: è lui stesso ad ammettere che i suoi titoli sono spesso di una sola parola, “perché funzionano bene con l’hashtag”; inoltre, è da tempo che ha cominciato a spremere i suoi fan delle varie piattaforme in cerca di ispirazione. “Siete depressi? Mandatemi le vostre storie”, ha scritto nel suo blog lo scorso novembre, ricevendo in un giorno più di 1.000 mail. Per l’ultimo lavoro, si è intrufolato sotto mentite spoglie nelle chat room degli adulteri in cerca di ispirazione.
L’autore, che per sua ammissione viaggia raramente per tenere presentazioni di persona, ha 21 milioni di fan su Facebook e 9 milioni su Twitter, numeri che lo mettono saldamente in cima alla lista degli scrittori con più contatti nei social network. Anche se non si avvicina neanche alla top 20 (là spopolano le pop star: Eminem su Facebook è primo con 60 milioni, su Twitter Katy Perry ne ha 46, più di Barack Obama), è molto più popolare di altri autori di best seller, che, quando non li hanno delegati a uno staff, si sono decisi tardi ad aprire degli account. D’altra parte, come ha lamentato Jonathan Franzen, romanziere che repelle Twitter, in un’intervista dell’anno scorso a Bbc Radio, è difficile starne fuori: “Oggi gli agenti impongono l’uso di Twitter ai giovani autori. ‘Il tuo manoscritto non lo guardo neanche, se non raggranelli almeno 250 follower’. In pratica, siamo obbligati a promuoverci da soli”.