All’ospedale Albert-Royer, a Dakar, tre mamme sono stese con stretti al petto i loro figli appena nati che riposano, pelle contro pelle, sopra di loro. La testa del piccolo Adama sbuca dalla maglietta della sua mamma, appositamente tagliata. E’ il metoodo canguro.
La sua mamma, Comba Fall, 23 anni, è lì da quattro giorni. E’ venuta perché suo figlio, nato prematuro, pesava solo un chilo e mezzo. Il metodo si sta rivelando efficace: il bambino prende peso giorno dopo giorno.
Delle mamme canguro, ha parlaro Rémi Barroux su “Le monde”. Gli operatori del reparto si assicurano che il bambino prenda peso, che la madre impari alcune regole, che l’allattamento venga fatto con regolarità e che il neonato dorma a sufficienza, spiega Fall Aida, responsabile dell’Unità canguro, costituita da tre infermiere e un pediatra. Issa Niang, 22 anni, sta per rientrare a casa, ma si terrà il bambino appiccicato al petto fino a quando non arriverà a tre chili.
Questo servizio, attivato nel 2011, ha seguito quasi duecento neonati. Il primo, nato al sesto mese, pesava 800 grammi. L’avevano dato per spacciato, invece oggi sta bene.
Questo metodo, ideato dalla pediatra colombiana Rey et Martinez nei primi anni Ottanta, è destinato ai prematuri. Raccomandato anche dall’Oms, il metodo canguro aiuta a lottare contro le infezioni, assicura una “protezione termica” e favorisce l’allattamento.
In Senegal, oggi, ci sono dodici “Unità canguro”. Le mamme canguro sono un’alternativa a costo zero a un’ospedalizzazione che può essere invece proibitiva, specie in Africa, ma soprattutto rappresentano una soluzione che funziona. Le mamme all’inizio, sapendo che tutto si fonda su di loro, sono un po’ spaventate, ma con qualche dritta, prendono subito confidenza con questo metodo, che alla fine è di una semplicità estrema.