La luce di Saad

Hassan Saad, cittadino di Gaza di quarantacinque anni, ha predisposto un ingegnoso sistema per illuminare le cinquanta abitazioni della strada dove risiede. Ne ha parlato il Jerusalem Post

Il 17 dicembre avevamo raccontato di come Israele, a seguito di una grave alluvione che aveva colpito il Medio Oriente, avesse deciso di dimezzare le ore di blackout che impone quotidianamente alla Striscia di Gaza. Ora le cose vanno un po’ meglio, ma la corrente continua a mancare per otto ore ogni giorno. I generatori autonomi, per di più, sono spesso inutilizzabili: l’embargo israeliano, cui si è aggiunta la stretta voluta da Morsi sui tunnel clandestini che arrivavano in Egitto, taglia drasticamente l’accesso al carburante necessario per attivarli. “E comunque, fanno troppo rumore…”, spiega Hassan. Il suo sistema, invece, è più silenzioso dei generatori e più economico e potente delle candele, che costano 2 shekel (40 centesimi di euro) l’una. Lui, che è avvocato ma mastica un po’ di elettrotecnica, ha attrezzato le case della strada in cui abita con un sistema di batterie per auto: ricaricandole di acido liquido, sono in grado di far funzionare una rete di luci al led. “Sono più potenti delle candele”, racconta Ali, studente. “Rincaso che è già calato il sole, ora la sera posso studiare!”.

La via di Hassan ringrazia, ma l’energia prodotta con le batterie è utilizzabile solo per i led e basta appena per illuminare le case dei suoi vicini. Alla Striscia serve una centrale elettrica: tre mesi fa si era messa una toppa con un fondo di 10 milioni di dollari messo a disposizione dal Qatar. Ora che, come avevamo anticipato, quei soldi sono finiti, la centrale ha smesso di funzionare ed è stato ancora il Qatar a rimediare con un’ulteriore donazione di carburante.

Lascia un commento