“I vaccini provocano l’autismo”; “Sono state le spie americane a infettare gli afro-americani con l’Hiv”; “Il Governo ci impedisce l’accesso alle cure alternative”; “Le autorità sanno che i cellulari provocano il cancro, ma non fanno nulla”; “Ci stanno infettando di proposito con sostanze che riducono la fertilità”; “Attraverso la fluorizzazione dell’acqua le grandi multinazionali smaltiscono i rifiuti tossici”. Secondo una ricerca dell’Università di Chicago, il 49% degli adulti statunitensi crede ad almeno una di queste teorie della cospirazione a tema sanitario. Ne ha parlato Andrew M. Seaman dell’agenzia Reuters.
Secondo J. Eric Oliver, a capo dello studio, “Se la scienza è complicata, la medicina lo è in modo particolare. È molto più facile credere a chi ti indica un responsabile unico -il Governo cattivo che inietta il male nelle persone- che a una scienza come l’epidemiologia, dove si richiede l’accettazione di basi matematiche della teoria delle probabilità”. E aggiunge: “In più, la scienza è una continua sfida cognitiva: bisogna sempre tenere presente l’incertezza”. Dato del tutto assente nelle teorie della cospirazione, che traboccano di “verità assolute”.
La medicina, avverte Seaman, dovrebbe prendere spunto da questi dati per ripensare il modo in cui comunica con il grande pubblico le proprie scoperte. Il problema c’è: il 35% di coloro che credono a una di queste teorie tende a non seguire le prescrizioni mediche, rifuggendo la medicina tradizionale in favore di quella alternativa. Numeri che impediscono di pensare, come invece in campo medico si è abituati da tempo, che queste convinzioni serpeggino solo in una piccola cerchia di “svitati paranoici”.