La sanità in Siria

In previsione del quarto anniversario della guerra siriana (15 marzo), Save the children ha diramato uno studio sui danni collaterali che il conflitto impone ai minori; in particolare, sono le condizioni sanitarie del Paese a destare allarme. Ne ha parlato il New York Times di domenica 9 marzo. Il rapporto, intitolato “Un bilancio devastante”, è stato costruito combinando interviste sul campo con i dati raccolti da vari enti, tra cui l’Organizzazione mondiale della Sanità, le Nazioni Unite, Medici senza frontiere e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.

Nel rapporto emergono gli orrori di un Paese che non ha più un sistema sanitario. Ad Aleppo, i 2.500 medici presenti prima del 2011 si sono ridotti a poche dozzine, spesso costretti a lavorare in condizioni da incubo. Data la carenza di ospedali, gli appartamenti privati sono stati improvvisati ambulatori, con tanto di sale operatorie; vista la scarsità di personale, i pochi medici effettivi sono stati costretti ad arruolare per interventi delicati anche i neolaureati in medicina o a ricorrere alle cure pediatriche dei dentisti. Senza più farmaci per l’anestesia, alcuni pazienti hanno accettato di venire operati dopo essere stati messi k.o. con spranghe d’acciaio. Senza più vaccini, infine, in Siria sta ritornando la poliomielite, debellata 15 anni fa.

Nel rapporto si cita a tal proposito uno studio criticato dalla Organizzazione mondiale della Sanità perché “esagerato”. Secondo Misty Buswell, direttore d’area di Save the Children: “Ciò che conta è che la Siria aveva debellato la polio e ora questa sta tornando. La discussione sul conflitto tende a concentrarsi su questioni politiche e militari, ma questo fa perdere di vista l’impatto umano”.

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