I cittadini di Detroit aspettano col fiato sospeso il piano di Kevyn Orr, manager incaricato di risolvere la disastrosa situazione finanziaria. Ne ha parlato la Cnn. La città, che aveva dichiarato bancarotta nel luglio scorso, prova a risollevarsi prendendo di mira una delle sue principali voci di spesa: più di un terzo del debito non assicurato (3,5 milioni di dollari su 11,5), infatti, è costituito dalle pensioni dei dipendenti pubblici. A rischiare tagli drastici sono poliziotti, pompieri e altri impiegati comunali che già percepivano pensioni mediamente molto inferiori a quelle di altre grandi città statunitensi (30.000$ annui, circa 21.800 euro). Detroit, dopo averli introdotti l’anno scorso, aveva già eliminato i benefit sanitari per chi non poteva ricorrere a Medicare la copertura sanitaria per gli over 65 senza assicurazione privata. Arthur Versace, pompiere di 62 anni, è disperato: “So che bisogna pur tagliare da qualche parte, ma se mi togliete la copertura sanitaria, almeno lasciatemi la pensione!”
I critici della misura, che non ha precedenti, sostengono che i contributi pensionistici sarebbero protetti dalla costituzione dello Stato del Michigan; eppure, già l’anno sorso, il tribunale federale ha chiarito questo aspetto: avendo Detroit dichiarato bancarotta, la questione è ora competenza della legge federale, che consente in questi casi anche i tagli alla spesa previdenziale. Nel frattempo, un gruppo di privati si è fatto avanti offrendo 350 milioni di dollari per sopperire ai tagli e coprire anche un’altra drastica misura prevista, la vendita di parte del patrimonio artistico cittadino. Altri 350 milioni sono stati promessi dal Governatore del Michigan. Un sacco di soldi, certo, però insufficiente a evitare i tagli.