Il boom delle imprenditrici in Spagna

Tre anni fa Izanami si è licenziata per realizzare la sua start-up, “NonaBox”, che produce un kit di prodotti utili a donne incinta e neo-mamme. Oggi ha un’impresa multinazionale da 22 dipendenti. Sul Guardian del 3 febbraio, Ashifa Kassam ha raccontato la storia di Izanami e di altre delle 800.000 spagnole che negli ultimi 5 anni sono diventate “empresarias” (imprenditrici). Secondo Joan Torrent Sellens, che dirige la businness school dell’Università Aperta della Catalogna, la crisi ha convinto molte donne spagnole a lanciarsi nell’imprenditoria, tanto che al 2013 sono fondate da donne quasi 4 imprese su 10: il doppio del dato storico. Ma le nuove imprenditrici non vengono tutte dalla disoccupazione. Secondo Sellens, “Qualcuna si è chiesta: ‘Perché continuare a fare la dirigente in una multinazionale e prendere un terzo dello stipendio dei miei colleghi maschi? Apro la mia azienda!’”. Per Beatriz, che ha lanciato Kibo (“l’Ikea della consulenza creativa”), l’ostacolo più grande al successo di una donna-imprenditrice è ancora nella società: “Racconti i primi successi, ma famiglia e amici ti dicono di cercarti un vero lavoro. Sembra non aspettino altro che tu fallisca”. Negli ultimi anni la Spagna ha tagliato molti impieghi nel settore pubblico e tante imprese hanno ridimensionato. Oggi il tasso di disoccupazione femminile è al 27.1% (0,8 in più degli uomini); per le donne giovani, al 54,7%. Pare che in maggio verranno varate nuove semplificazioni, perché aprire un’impresa in Spagna è ancora difficile: la Banca Mondiale la mette al 142esimo posto su 189, un gradino sopra Gaza e la West Bank (l’Italia è al 90° posto).

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