Sul Manifesto del 26 gennaio è apparso un appello, promosso da 29 eminenti giuristi italiani (tra cui Stefano Rodotà, Luigi Ferrajoli e Gaetano Azzariti) per fermare l’approvazione della legge elettorale attualmente in discussione in Parlamento.
I cittadini italiani vogliono una nuova legge elettorale, ma l’Italicum che si sta approvando alla Camera è peggio del Porcellum.
Lo diciamo come giuristi e costituzionalisti, riprendendo il giudizio della Corte Costituzionale, a causa della:
1) lesione dell’uguaglianza del voto e della rappresentanza politica determinata, in contrasto con gli articoli 1, 3, 48 e 67 della Costituzione;
2) mancanza previsione delle preferenze che secondo quanto affermato dalla sentenza della Corte, rende il voto “sostanzialmente indiretto” e priva i cittadini del diritto di “incidere sull’elezione dei propri rappresentanti”.
Aggiungiamo che la proposta dell’Italicum prevedendo un innalzamento a più del doppio delle soglie di sbarramento, porta alla probabile scomparsa dal Parlamento di tutte le forze minori, di centro, di sinistra e di destra lasciando la rappresentanza alle sole tre forze maggiori, affidandola a gruppi parlamentari composti interamente da persone fedeli ai loro capi.
Per tutto questo noi chiediamo che la Camera apporti modifiche sostanziali alla proposta dell’Italicum rendendolo democraticamente e costituzionalmente appropriato all’attuale momento storico e politico. Poichè, così come attualmente formulato, è peggio del Porcellum.
Questi i primi firmatari:
Gaetano Azzariti, Mauro Barberis, Michelangelo Bovero, Ernesto Bettinelli, Francesco Bilancia, Lorenza Carlassare, Paolo Caretti, Giovanni Cocco, Claudio De Fiores, Mario Dogliani, Gianni Ferrara, Luigi Ferrajoli, Angela Musumeci, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Luigi Ventura, Massimo Villone, Ermanno Vitale, Pietro Adami, Anna Falcone, Giovanni Incorvati, Raniero La Valle, Roberto La Macchia, Domenico Gallo, Fabio Marcelli, Valentina Pazè, Paolo Solimeno
A questo indirizzo è possibile leggere il testo integrale e aderire all’appello online di Change.org; verrà spedito alla Presidente della Camera e ai capigruppi. A pochi giorni dal lancio dell’appello, i promotori dell’appello hanno quasi raggiunto l’obiettivo delle 5.000 adesioni (mentre scriviamo mancano 40 firme).