Il bisfenolo A, spiega wikipedia, è un mattone fondamentale nella sintesi di plastiche e additivi plastici. Assieme ai suoi derivati è in commercio da più di 50 anni. È utilizzato nella sintesi del poliestere, dei polisulfonati, dei chetoni polieteri, come antiossidante in alcuni plastificanti e come inibitore della polimerizzazione del Pvc; è ciò che rende la plastica dura e resistente. La sua produzione annua ammonta a 2–3 milioni di tonnellate. I tipici prodotti in cui viene usato sono le bottiglie per bibite, i biberon, le stoviglie e i recipienti di plastica.
Prodotti che usiamo abitualmente, infatti studi condotti dal CDC (Centro per il controllo sulle malattie degli Stati Uniti) hanno trovato Bisfenolo A nelle urine del 95% degli adulti sottoposti a campionamento nel periodo 1988-1994 e nel 93% dei bambini e degli adulti testati nel periodo 2003-2004.
Le preoccupazioni sui suoi effetti sulla salute risalgono agli anni Trenta, ma i primi studi seri sono cominciati solo qualche anno fa, confermando la gravità dei danni provocati. Per quanto ci immaginiamo la plastica come qualcosa di stabile, non è così, questa sostanza, così come altre, vengono rilasciate nei cibi e nei liquidi presenti nei contenitori. In particolare, il Bisfenolo A interagisce con il sistema endocrino con effetti, anche a bassi dosaggi, sull’insorgenza di tumori alla mammella, alla prostata e di altre patologie in aumento, come l’ovaio policistico. Sempre a causa della sua “interferenza” con il sistema endocrino, il Bisfenolo A viene indicato anche tra le “eco-cause” della pubertà precoce, un fenomeno noto nei paesi occidentali.
Recentemente l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha raccomandato che la dose giornaliera tollerabile sia abbassata da 50 a 5 microgrammi. Ha al contempo rassicurato che il rischio per la salute è basso. Sarà. Intanto però la produzione di biberon con bisfenolo A è stata vietata già dal primo marzo 2011.