Il legame fra Escher e l’Italia rimase praticamente ininterrotto per quattordici anni. In Italia, l’artista trovò l’amore, si sposò con Jetta Umiker, ed ebbe i primi due figli, George ed Arthur. In Italia, si sentiva bene, era affascinato dal sole, dal mare, dai paesaggi montuosi, dai paesini arroccati sulle colline e tutto, per lui, costituiva continua fonte d’ispirazione. Per questo, la girò in lungo e in largo, soprattutto al sud, fino alla punta della Calabria e in Sicilia, ma anche in Abruzzo, in Toscana, a Venezia per visitare la Biennale. Si spostava con i mezzi pubblici, treni ed autobus, ma anche a dorso di mulo e, molto spesso, a piedi. L’Italia presentò al giovane Escher pure le prime opportunità professionali e divenne una sorta di seconda patria. Imparò l’italiano studiandolo seriamente e iscrisse i figli alle scuole italiane. Fu proprio questo, però, il motivo della sua partenza perché un giorno se li vide rientrare a casa con la divisa del “Piccolo Balilla”. Escher considerò il fatto un segnale d’allarme e, nel luglio del 1935, lasciò per sempre l’Italia con immenso rimpianto (…).
Potrà sembrare paradossale, ma anche la nascita e lo sviluppo della grande arte di Maurits Cornelis Escher nella sua fase matura, quella che è unanimemente ammirata in tutto il mondo, caratterizzata dal metodo della tassellatura e da quella straordinaria fantasia che si misura con geometrie euclidee ed oggetti impossibili, si deve all’Italia. In questo caso, però, la causa fu la “mancanza dell’Italia”. Lo spiega con chiarezza l’artista in persona che, in un’intervista, considerando la lontananza dall’Italia dopo il 1935, una sorta di esilio forzato che il soggiorno in Svizzera non riusciva a compensare, disse: «Le apparenze del paesaggio e le architetture non mi colpirono quanto la parte meridionale d’Italia. Per forza dovevo allontanarmi dall’illustrazione più o meno diretta e fedele del mondo circostante. Dipendevo, quindi, dalle mie immagini interne.».
Estratti dal testo dei pannelli che accompagnano la mostra “L’enigma di Escher”, a Reggio Emilia, Palazzo Magnani, fino al 23 marzo 2014
(è possibile scaricare il doc integrale qui: http://is.gd/fTCpqM)