L’Ohio sta diventando un laboratorio di politiche contro l’aborto. L’ultima trovata è di costringere le donne incinte a sentre il battito del cuore del feto prima di procedere con l’aborto. Ne parla Erik Eckholm sul “New York Times”.
Angela H., sposata e già madre di due figli, nel corso delle maternità precedenti aveva avuto gravi problemi di salute e una forte depressione. Rimasta di nuovo incinta, d’accordo con il resto della sua famiglia, aveva deciso di interrompere la gravidanza.
Nella clinica di Cleveland dove si è recata le è stato proposto, non solo di vedere l’ultrasuono del feto, ma anche di ascoltare il suo cuore, cosa che l’ha indignata. Quella di abortire è una scelta dolorosissima per chiunque, che senso ha renderla ulteriormente più difficile alimentando il senso di colpa?!
L’insieme di norme varate in Ohio sono al limite delle linee guide sancite dalla Corte suprema, si avvicinano pericolosamente all’illegalità, ma per ora non hanno ancora varcato il confine.
Per il governatore Kasich, repubblicano, i provvedimenti sono del tutto “ragionevoli”.
Chrisse France, direttore di Preterm, grossa clinica non profit nell’East Side di Cleveland, dove vanno ad abortire soprattutto donne povere, denuncia: “Dicono che lo fanno per proteggere la salute delle donne, ma certe leggi in realtà risultano dannose e altre semplicemente crudeli”.
Oltre al battito del cuore ecc. alle donne viene anche chiesto di aspettare ulteriori 24 ore di riflessione. Nel frattempo alle cliniche viene chiesto di soddisfare requisiti quasi impossibili (e infatti più di qualcuna rischia di chiudere) e sono stati distolti quasi tutti i fondi per la pianificazione familiare.
Le donne interpellate raccontano chi il fastidio e chi il dolore per questi ostacoli frapposti, che peraltro non hanno fatto cambiare idea a nessuna di loro. Come se non ci avessero già pensato e parecchio prima di decidere.