Quindi Renzi, dopo aver devastato il partito di fronte a tutto l’elettorato pur di “rottamarne” i dirigenti, dopo essersi messo sotto i piedi lo statuto, di nuovo di fronte a tutti, invitando i suoi a votare contro Marini (“Io l’ho dichiarato”, si difende. “Peggio”, ha commentato giustamente il sindaco di Salerno), dopo aver qualificato Marini come l’uomo delle larghe intese per far andar su, senza poi riuscirci, Prodi, uomo da elezioni anticipate, cioè da “volta buona” per lui, è sbucato fuori dalle macerie di un terremoto costato al Pd in cinque giorni cinque punti ad andar bene, sorridente come una pasqua, rendendosi disponibile per il governo delle larghe intese preteso, a quel punto, da Napolitano. Cavolo, ci tiene veramente a fare il premier!