Pochi lo conoscono, ma già lo scorso anno due portali di Alibaba, sito di commercio online cinese, ha fatturato 170 miliardi di euro, più di eBay e Amazon messi insieme, candidandosi a diventare il primo e-commerce a fatturare un “trilione” (mille miliardi) di dollari all’anno. Il fondatore di Alibaba, un ex insegnante di inglese chiamato Jack Ma, ha appena annunciato di lasciare il posto a un insider di fiducia, Jonathan Lu, in maggio. Verrà poi lanciata un’offerta pubblica che a quel punto attirerà parecchia attenzione visto che la stima va da 55 a 120 miliardi di dollari.
Alibaba.com è nato nel 1999 come portale che metteva assieme i piccoli commercianti con i compratori, poi è arrivato Taobao, una sorta di ebay cinese; le previsioni dicono che nel 2020 l’e-commerce cinese supererà il commercio elettronico di Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Germania e Francia messi assieme. Ma il vero patrimonio rimasto ancora non intaccato sono i dati dei clienti. Se è vero che il 60% dei merci spedite passa di qui, Alibaba è quello che più sa delle abitudini di spesa della classe media cinese e dei commercianti. Ora c’è anche Alifinanza che fa credito alle piccole imprese, da sempre trascurate dalle banche, e a breve anche ai privati. Alibaba è dunque nel cuore del cosiddetto “capitalismo di bamboo”. Se è vero, come afferma l’Economist, che Alibaba ha il potenziale per diventare la società di maggior valore al mondo, resta da vedere che comportamento assumeranno le banche da una parte e il Partito Comunista dall’altra. Secondo gli esperti proprio questi due soggetti potrebbero rivelarsi una minaccia fatale.