un quinto sarà musulmano…

“Secondo le proiezioni del US Census Bureau, nel 2042 negli stati Uniti i bianchi non ispanici saranno superati in numero dagli altri gruppi etnici. Se la Turchia entra nell’Unione Europea, nel 2030 un quinto dei residenti nell’Unione sarà musulmano. Questa diversificazione è già oggi visibile in città come Londra, Amsterdam, Toronto, e New York. Il 37% dei newyorkesi sono nati all’estero; a Toronto è il 50%. A Londra si parlano 300 lingue e uno su quattro dei nuovi nati in Gran Bretagna ha almeno un genitore straniero”. Così comincia un lungo articolo di Timothy Garton Ash pubblicato sul numero di novembre della “New York Review of Books”.

Qualcuno parla già di “postmigranti”. La vicinanza, grazie a Internet, telefoni, voli low cost, tra le due (o più) madripatrie delle seconde e terze generazioni rende la loro identità molto più articolata.

Il termine “multiculturalismo” poi resta di significato opaco. Lavorando al Consiglio d’Europa, Garton Ash si è reso conto che ogni paese lo intende in modo diverso e che comunque uno dei suoi effetti perversi è di mettere a tacere proprio le voci più laiche e liberali all’interno delle minoranze, che vengono schiacciate sulla loro identità culturale. In effetti nella parola, c’è qualcosa che non va. In fondo, commenta Garton Ash, nelle lotte per i neri o per i diritti delle donne, non si è mai parlato di “multicolorismo” o di “multisessualismo”.

La vera sfida alla fine è combinare libertà e diversità, non solo nel senso che più sono le opzioni possibili, maggiore è la libertà, ma anche nel senso di difendere le libertà conquistate. Tutte battaglie che vanno condotte localmente e anche individualmente perché “le piccole offese alienano e le piccole gentilezze integrano”. Ecco allora la proposta di un “pentagramma di virtù liberali”, come inclusione, chiarezza, coerenza, fermezza e liberalità. Con l’avviso che per funzionare devono esserci tutte. Il rischio, per l’Europa, spiega Paul Scheffer, intellettuale olandese, resta quello di far entrare senza integrare. Ecco allora che le politiche sulla cittadinanza diventano, oggi più che mai, decisive.

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