Su “Libération” sono apparsi alcuni articoli che riaprono il dibattito sull’autismo, nello specifico sul ruolo che possono avere gli psicologi in questa patologia. L’occasione è l’uscita, a marzo, di un rapporto de l’Haute Autorité de santé, la massima autorità sanitaria francese, sulle raccomandazioni in merito al trattamento dell’autismo, da cui risulta che non ci sono evidenze sull’efficacia dell’approccio psicanalitico, né di quello psicoterapico. Vietata anche la pratica dell’impacchettamento, una “terapia” utilizzata in Francia con bambini con gravi forme di autismo e autolesionismo che consiste nell’avvolgerli per ore con bende fredde. Pierre Delion, capo della Psichiatria pediatrica a Lille, da trent’anni impegnato nell’uso di un metodo integrato per trattare questa malattia (che prevede anche il “packing”), è disorientato: proprio non capisce il perché di accuse così dure verso il mondo della psicanalisi. I genitori interpellati, dal canto loro, non usano mezzi termini: “La psichiatria è nefasta e pericolosa… non la vogliamo”, dice M’Hammed Sajidi, presidente di “Vincere l’autismo” che ha lanciato una vera offensiva contro il “packing”, ritenuta una pratica barbara.
La storia di M’Hammed Sajidi è emblematica e spiega anche la sua rabbia: dopo aver trascorso otto anni affidandosi al mondo degli psicanalisti, da cui gli era anche stato consigliato di separare la madre dal figlio, si è avvicinato alla metodologia Aba, che prevede l’uso dei principi scientifici dell’analisi comportamentale e improvvisamente ha avuto dei risultati. In realtà anche quest’ultima metodologia non è sempre così efficace. Il problema è che il mondo dell’autismo è al centro di un conflitto ideologico e i genitori, stufi di sentirsi colpevolizzati, hanno lanciato la loro controffensiva. (liberation.fr)