Bob DeMarco, 61 anni, una carriera come speculatore di derivati e altri prodotti finanziari, da qualche anno ha lasciato tutto per dedicarsi alla madre Dotty, 96 anni, affetta da Alzheimer.
Bob sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe lasciato tutto per occuparsi della madre. Era una decisione che aveva preso già anni prima. Dopo i primi segnali di malattia e il suo divorzio, ha capito che quel momento era arrivato. Bob non si è affidato ai libri, ma all’osservazione meticolosa di ciò che faceva stare bene e rendeva felice la madre. Da questo approccio è venuta la prima e radicale considerazione: “Qualcosa doveva cambiare e quel qualcosa ero io”. Nel corso degli anni, trascorrendo ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette accanto alla madre, Bob ha così scoperto che lo stato emotivo di Dotty, ma anche le sue condizioni di salute, miglioravano se aumentava il tempo trascorso alla luce del sole, fuori, o accanto alla finestra della cucina e poi con un po’ di esercizio fisico; tenendo sotto controllo i parametri vitali, alimentazione, infezioni urinarie o polmonari; il tutto per evitare ospedalizzazioni; e infine tanti stimoli. La giornata di Dotty comincia con il figlio che le fa notare, attraverso i quotidiani, la data del giorno; seguono discussioni sugli eventi mondiali (più monologhi che dialoghi, ammette Bob); parole crociate individuando quelle di tre lettere; e poi musica, film, qualche escursione. L’idea più creativa è stata però l’acquisto di due pappagalli di peluche che vanno a batterie: Harvey e Pete, che parlano tutto il giorno ricordando a Dotty di bere il suo succo e cantando assieme a lei vecchie canzoni. A un certo punto Bob ha deciso di aprire un blog su Dotty, seguitissimo (tanto che qualcuno gli ha già proposto di acquistarlo). È un blog molto semplice, senza editori o designer (Bob è laureato in Economia e Risk management), in cui si parla di ricerche e medicine, ma anche di problemi quotidiani legati all’igiene o all’alimentazione. Non si aspettava un tale riscontro: oggi trascorre circa cinque ore al giorno sul blog e nella corrispondenza via mail con i suoi lettori. Certo la sua per molti può difficilmente definirsi “vita”. Bob non ha amici, non esce mai per andare a cena o al cinema, se non con la madre. Sì, occasionalmente pensa al giorno in cui tutto questo finirà, ma non desidera niente di più o di diverso da quello che ha oggi. Se tornasse indietro, lo rifarebbe ancora e ancora. Non ha rimpianti. (nytimes.com)
Bob sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe lasciato tutto per occuparsi della madre. Era una decisione che aveva preso già anni prima. Dopo i primi segnali di malattia e il suo divorzio, ha capito che quel momento era arrivato. Bob non si è affidato ai libri, ma all’osservazione meticolosa di ciò che faceva stare bene e rendeva felice la madre. Da questo approccio è venuta la prima e radicale considerazione: “Qualcosa doveva cambiare e quel qualcosa ero io”. Nel corso degli anni, trascorrendo ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette accanto alla madre, Bob ha così scoperto che lo stato emotivo di Dotty, ma anche le sue condizioni di salute, miglioravano se aumentava il tempo trascorso alla luce del sole, fuori, o accanto alla finestra della cucina e poi con un po’ di esercizio fisico; tenendo sotto controllo i parametri vitali, alimentazione, infezioni urinarie o polmonari; il tutto per evitare ospedalizzazioni; e infine tanti stimoli. La giornata di Dotty comincia con il figlio che le fa notare, attraverso i quotidiani, la data del giorno; seguono discussioni sugli eventi mondiali (più monologhi che dialoghi, ammette Bob); parole crociate individuando quelle di tre lettere; e poi musica, film, qualche escursione. L’idea più creativa è stata però l’acquisto di due pappagalli di peluche che vanno a batterie: Harvey e Pete, che parlano tutto il giorno ricordando a Dotty di bere il suo succo e cantando assieme a lei vecchie canzoni. A un certo punto Bob ha deciso di aprire un blog su Dotty, seguitissimo (tanto che qualcuno gli ha già proposto di acquistarlo). È un blog molto semplice, senza editori o designer (Bob è laureato in Economia e Risk management), in cui si parla di ricerche e medicine, ma anche di problemi quotidiani legati all’igiene o all’alimentazione. Non si aspettava un tale riscontro: oggi trascorre circa cinque ore al giorno sul blog e nella corrispondenza via mail con i suoi lettori. Certo la sua per molti può difficilmente definirsi “vita”. Bob non ha amici, non esce mai per andare a cena o al cinema, se non con la madre. Sì, occasionalmente pensa al giorno in cui tutto questo finirà, ma non desidera niente di più o di diverso da quello che ha oggi. Se tornasse indietro, lo rifarebbe ancora e ancora. Non ha rimpianti. (nytimes.com)