Uno dei mali peggiori di ogni dittatura terroristica è che non solo i suoi critici e i suoi avversari, ma anche tutti coloro che sono imparentati o anche solo remotamente legati con essi, sono in continuo pericolo di arresto, confino, esilio, imprigionamento ed anche di morte. In tal modo il terrore riesce a farsi sentire anche al di là delle frontiere del paese che affligge. I russi e gli italiani all’estero devono stare attenti a ciò che fanno e dicono se hanno parenti nel paese. Ogni fuggiasco dalla Russia o dall’Italia sa che la sua fuga può significare disgrazia per i suoi amici. Il terrore prende ostaggi, nonostante la cattura di ostaggi appartenga alla guerra e non alla pace. E non è legale né in guerra né in pace. Ma allo stesso modo che la legge è calpestata dalla guerra, così è calpestata dal terrore. Molto si è scritto sulle sofferenze causate dal terrore. Ma, per quanto ci è noto, non è mai stato tentato di valutare l’influenza distruttiva del terrore nel senso della legalità che, dopo tutto, è uno dei fondamenti della stessa civiltà.
Dal “Manchester Guardian”, 15 agosto 1930
Ci è capitata sott’occhio questa citazione riportata da “Il becco giallo” (novembre-dicembre 1930), giornale antifascista pubblicato in Francia e diffuso clandestinamente in Italia e ci ha fatto pensare che la parola “dittatura” non deve essere sciupata, ma deve continuare ad essere precisa, concreta, esatta, da usare solo a proposito. La lettura di queste poche righe, poi, le raccomandiamo in particolare ai giornalisti e agli emeriti intellettuali che scrivono sul nostro quotidiano sempiterno comunista, così vigile sui pericoli che starebbe correndo la democrazia italiana e che poi non sente il bisogno di ricordare con soddisfazione la caduta del muro di Berlino. Anzi.
Dal “Manchester Guardian”, 15 agosto 1930
Ci è capitata sott’occhio questa citazione riportata da “Il becco giallo” (novembre-dicembre 1930), giornale antifascista pubblicato in Francia e diffuso clandestinamente in Italia e ci ha fatto pensare che la parola “dittatura” non deve essere sciupata, ma deve continuare ad essere precisa, concreta, esatta, da usare solo a proposito. La lettura di queste poche righe, poi, le raccomandiamo in particolare ai giornalisti e agli emeriti intellettuali che scrivono sul nostro quotidiano sempiterno comunista, così vigile sui pericoli che starebbe correndo la democrazia italiana e che poi non sente il bisogno di ricordare con soddisfazione la caduta del muro di Berlino. Anzi.