Mi verrebbe da dire: ma allora proprio non ci capiamo! (Mi scuso per il tono roboante. A volte mi sembra di essere uno spostato che crede di sapere tutto e in piazza ferma quello e quell’altro, che svicolano, e lui spazientito sale su una panchina a declamare le sue banalità. Va beh.) Ora, come fa Letta a dire che una lega europeista è come un papa ateo! (E anche ammesso che un po’ lo resti, antieuropeista, e allora? Cos’è, il nuovo dogma, l’Europa sia come sia? Di sto passo saremo in tanti a diventare euroscettici). In realtà io penso che la Lega resti quella del Veneto e della Lombardia, al fondo quella di Bossi, che non era di destra né di sinistra… e quindi di dove, se non di centro? Penso, cioè, che non sia mai diventata quella del Papeete.
La fortuna di Salvini è stata l’insofferenza della gente, che lui ha cavalcato in modo odioso, per un’immigrazione fuori controllo, un’insofferenza aggravata dall’immagine di una sinistra dell’“accogliamoli tutti”, pronta a tacciare di razzismo chiunque si fosse azzardato ad alzare la mano per dire qualcosa. Comunque sia, il problema è un altro: cosa desideriamo noi? Desideriamo che la Lega sia quella del Papeete o quella di Giorgetti e Zaia? La responsabilità nazionale comanderebbe di desiderare che la Lega si sposti nell’area liberale di centro; spingerla a destra, fra le braccia della Meloni, sarebbe puro avventurismo. Sembra, cioè, che i veri orfani del Papeete siano i democratici e non i leghisti; che sia solo un nemico odioso a poter dare al Pd una parvenza di identità rassicurante.
Ora, il problema è che l’affollamento al centro diventerà insopportabile. Già adesso, chi si è piazzato lì non fa che spintonarsi per sbattere fuori l’altro (Calenda, Renzi, la Bonino) e questo mentre, oltre al colosso Lega, si avvicina un altro colono ingombrante, i cinquestelle guidati da Conte. Conte, infatti, cos’è, se non un liberale con forte vocazione ecologista (vedi i “nuovi” verdi tedeschi)? Insomma, il centro non è la prateria di cui vaneggia Renzi, una prateria circondata, secondo lui, solo da terre inaridite, ma sembra piuttosto una palude “democristiana” (ma senza guerra fredda e senza parrocchie) dove tutti andrebbero a impantanarsi con buona pace del bipolarismo. Anche Biden, secondo i commentatori, finita una propaganda elettorale secondo loro intrisa di demagogia di sinistra (per via dell’accordo con gli impresentabili Sanders e Cortes Ocana) sarebbe “tornato al centro”. Alla faccia del centro! Il problema è che tutto il mondo si va radicalizzando, nei problemi innanzitutto. Detto questo, qual è lo spazio che resta vuoto? E’ quello della socialdemocrazia. Cosa vuol dire? Non è difficile: più democrazia e più giustizia sociale. Tutto qui. Non basta allora dire, per fare solo un esempio, visto che ne ha parlato Letta, che i lavoratori partecipino dei profitti, quello un buon centro lo può accettare; bisogna che i lavoratori partecipino alle decisioni o almeno abbiano il potere di controllarle (come in Germania). Tutto lì. E’ solo un esempio, per il resto basta leggersi Salvatore Biasco su “una città”.