Nel numero di agosto de “Le scienze”, Roberta Villa ha intervistato Raymond Schinazi.
Schinazi, scienziato pioniere degli antivirali, mai avrebbe immaginato di essere accolto in Egitto come eroe nazionale. I suoi genitori, ebrei sefarditi che vivevano a Livorno, partiti alla volta della Libia negli anni Trenta, per poi trasferirsi in Egitto, erano stati espulsi da Nasser dopo la crisi di Suez. Raymond, dopo un soggiorno a Napoli, in un campo profughi, aveva poi proseguito i suoi studi negli Stati Uniti, diventando un brillante scienziato.
Nel frattempo, in Egitto, sempre Nasser aveva lanciato una campagna di massa per il trattamento della schistosomiasi, che però aveva avuto come tremendo effetto collaterale quello di diffondere il virus dell’epatite C a causa della non appropriata sterilizzazione delle siringhe. L’Egitto è oggi il paese con il più alto tasso di infezioni: si stima che oltre 15 milioni di egiziani siano affetti da epatite C. L’ironia della storia ha voluto che Schinazi, oltre ad aver fatto scoperte molto importanti per la terapia contro l’Aids, abbia realizzato il primo farmaco in grado d’interferire proprio con la replicazione del virus dell’epatite C, permettendone l’eliminazione in oltre il 90% dei casi e pressoché senza effetti collaterali.
(Le Scienze)