“Cosa sta uccidendo gli americani bianchi di classe media?” L’Atlantic lo scorso marzo aveva intitolato così il pezzo che commentava l’uscita di una nuova indagine di Angus Deaton e Anne Case, gli economisti di Princeton che già nel 2005 avevano lanciato un allarme: mentre i tassi di mortalità di neri, ispanici ed europei migliora, quello dei bianchi peggiora. Le cause: suicidio, overdose e malattie legate all’abuso di alcool e droghe.
Stiamo assistendo un vero e proprio “collasso” della classe operaia bianca, hanno spiegato i due studiosi. Un “mare di disperazione” sta invadendo l’intero paese. Tra i fattori penalizzanti, oltre alla la bassa istruzione e alla scarsa salute, c’è un problema diffuso di dolore che, superati certi livelli, “disintegra” ogni prospettiva lavorativa. La stessa epidemia di obesità è spesso conseguenza di dolore fisico, oltre che di stress.
Ma in generale, il problema non sono tanto i singoli fattori, bensì il “cumulo”: una separazione può portare alla perdita della casa, del lavoro e quindi dell’assistenza sanitaria, la lontananza dai figli. Ma soprattutto c’è la percezione di stare arretrando. Mentre infatti neri e ispanici, per quando svantaggiati, complessivamente vedono migliorare le loro condizioni, i bianchi poco istruiti vedono davanti a sé un declino inesorabile. (washingtonpost.com)