Sotto lo slogan “Uniti contro il fascismo” oggi in Bosnia Erzegovina e in alcune città europee viene celebrata la giornata delle fasce bianche in ricordo di quel giorno, nel 1992, in cui le autorità della città di Prijedor (prendendo esempio dai nazisiti nella Seconda guerra mondiale), ordinarono ai non-serbi di indossare delle fasce bianche intorno al braccio e di appendere delle lenzuola bianche fuori dalle proprie case. Fu il giorno in cui iniziarono uccisioni di massa, torture, stupri. Quello stesso giorno fu aperto il campo di concentramento di Omaska, dove passarono 3.300 detenuti. In seguito furono creati altri campi di concentramento, come quelli di Keraterm e Trnopolje. Nei pressi di Prijedor è stata anche scoperta la più grande fossa comune, Tomasica, dalla quale sono stati riesumati circa 1000 corpi di bosgnacchi e croati. Da Prijedor vennero cacciate 50.000 persone, 3176 vennero uccise, di queste 102 erano bambini. I loro genitori da anni chiedono alle autorità locali che venga eretto un monumento in memoria dei loro figli. Invano.
“Kozarski vijesnik”, definito dal Tribunale dell’Aja come giornale guerrafondaio, responsabile dell’incitamento ai crimini, quest’anno per la prima volta ha accettato di pubblicare i necrologi dei bambini uccisi.
Ho guardato i portali della città di Prijedor. Nemmeno una parola sulla giornata odierna. C’era invece molto su ieri, la “Giornata della difesa della città”, in cui si è reso omaggio ai 174 soldati serbi di Prijedor uccisi nella Repubblica Srpska.
Irfanka Pasagic