Da nove mesi la Spagna è senza governo. Il dato sorprendente è che, nonostante il capo dell’esecutivo continui a denunciare i pericoli di una paralisi, l’economia sembra non averne risentito affatto. Anzi: il Pil, nel secondo trimestre è cresciuto (+0,8%) per la quarta volta consecutiva, la disoccupazione cala e i posti di lavoro aumentano. L’inflazione negativa nel frattempo favorisce la competizione e l’esportazione. Una situazione che sta facendo pensare agli spagnoli che “la politica non serve poi a molto”.
La situazione in realtà non è proprio rose e fiori. La congiuntura favorevole dovuta al basso costo del petrolio e a un inedito afflusso di turisti stranieri (per via degli attentati che hanno colpito altri paesi) non cancella il fatto che la Spagna ha oggi un debito pubblico pari al 100% del Pil e quindi è molto vulnerabile. Inoltre i posti di lavoro creati sono precari e comunque prevedono salari bassi, il mercato del lavoro, fatto di piccole aziende, sconta una produttività bassa e gli effetti della politica fiscale espansiva dello scorso anno potrebbero rivelarsi più gravi del previsto.
Approvando il budget 2016 prima delle elezioni di dicembre, scelta all’epoca molto controversa, Rajoy ha assicurato il regolare funzionamento dell’economia per l’anno in corso, ma se nessun governo verrà formato entro la fine del 2016 potrebbe effettivamente esserci una paralisi.
(lemonde.fr)