Tristan Rechid l’aveva detto chiaramente: “Bisogna smettere di parlare di democrazia partecipativa e iniziare a praticarla”. Oggi è considerato l’ambasciatore di Saillans, un vilaggio di 1.125 abitanti, situato della regione del Rodano-Alpi, che si è messo a far sul serio.
La storia di questa “municipalità participativa”, racconta Maud Dugrand su “Le Monde”, comincia nel 2013 attorno alla protesta per la costruzione di un grande supermercato che avrebbe danneggiato i piccoli esercizi commerciali del villaggio. A vincere questa volta sono i cittadini che, sull’onda dell’entusiasmo, decidono di alzare la posta in gioco: amministarre la loro città. Con una serie di riunioni vengono delineate le “qualità” del nuovo sindaco e i bisogni del villaggio. Il candidato sindato viene informato di essere stato scelto via email. Il 23 marzo del 2014 la lista prende il 56,8% dei voti (vota l’80% della popolazione). Il Comune apre le porte: 250 volontari si iscrivono a sette commissioni prioritarie. Nascono così i gruppi azione-progetto che si occupano di viabilità, scuole, salute, parcheggi, ecc. Sono affiancati da un “gruppo di saggi”. L’esperienza, per quanto ancora embrionale, sta incuriosendo molti, tant’è che Tristan Rechid, oggi uno dei saggi, trascorre molto tempo a far conoscere questa esperienza ad altri. Per ora Saillans una sfida l’ha già vinta, quella di aver promosso un “esercizio” democratico vero, cioè molto concreto, e anche molto prosaico. Lo scorso 31 gennaio, un centinaio di cittadini, per tre ore, ha assistito alla rendicontazione del bilancio delle commissioni partecipative.
(lemonde.fr)