Cos’è e come sta andando #OpIsis

E così Anonymous, il collettivo globale di hacker, ha intrapreso “#OpIsis”, una campagna online contro Daesh. Come sta andando? Ne ha parlato Foreign Policy. #OpIsis si svolge su tre livelli: il più superficiale consiste nel monitoraggio degli account che diffondono propaganda jihadista su Twitter, dove Daesh è molto attiva. Una volta individuato, l’utente sospetto viene segnalato agli amministratori del servizio, che ne valutano la sospensione. Ma c’è anche chi si diverte a inondare i profili dei jihadisti con immagini spiritose (c. d. “Google bombing”), come fanno i “pirati goliardici” del controverso forum 4chan.

opisis
4chan contro Daesh

Il livello più sofisticato prevede hacking più classici e illegali, come gli attacchi DDOS (che indirizzano una grande quantità di traffico su un unico sito per farlo crollare) o le “infezioni” di virus nel codice del sito bersaglio. A questo livello lavorano hacker più esperti, che spesso collaborano con le agenzie governative; proprio per questo, alcuni attivisti sono fuoriusciti da Anonymous, che ci tiene a restare anti-sistema, per costituirsi in un soggetto di nome Ghost Security Group (GhostSec). GhostSec si impegna anche su un terzo livello, più “terreno”, infiltrandosi nei forum jihadisti per scoprire gli indirizzi IP degli utenti.

I risultati? Se da un lato c’è chi ritiene che il primo livello rischi di creare solo confusione, prendere di mira degli innocenti o, peggio, mandare all’aria il lavoro dell’intelligence, sulle azioni hacker più sofisticate c’è riscontro: lo scorso giugno, GhostSec ha fornito all’Fbi le informazioni necessarie per smantellare una cellula di Daesh in Tunisia che puntava a ripetere l’attentato in spiaggia del giugno 2015 di Sousse. Ma un indizio lo fornisce lo stesso Daesh, che ha diramato un vademecum per tutti i suoi miliziani su come non cadere vittima degli hacker.

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