Secondo i servizi segreti indiani, Daesh discrimina i suoi stessi combattenti. I musulmani del Sud Est asiatico che si sono dati al Califfato, infatti, vengono alloggiati peggio, pagati peggio, attrezzati peggio, e spesso si affidano loro missioni kamikaze -ma a loro insaputa. È il risultato di un’indagine su 23 indiani unitisi al sedicente Stato Islamico, sei dei quali sono rimasti uccisi.
Non capita solo agli asiatici: anche i musulmani provenienti da paesi africani ricevono un trattamento simile. I non-arabi sono trattati come “carne da cannone”, mandati avanti, mentre gli arabi restano spesso nelle retrovie. Un razzismo istituzionalizzato anche nella pantomima di “stato” che Daesh pretende di imporre nei suoi territori: nelle forze di polizia interne sono ammessi solo tunisini, palestinesi, sauditi, iracheni e siriani.