Idriss è un carovaniere di Agadez, in Niger. Prima si arrabattava con un po’ di contrabbando e portando a spasso per il deserto i turisti, ma da quando questi ultimi hanno cominciato a scarseggiare ha cambiato clienti. Ogni lunedì trasporta una trentina di migranti sulla sua Toyota per un viaggio di 4 giorni fino alla Libia, dove dopo Gheddafi non ci sono più controlli. “Certo è ancora pericoloso. Ci sono bande armate che ti assaltano. Ma si lavora”, ammette Idriss, che ora guadagna circa 300 dollari a passeggero. Così negli ultimi cinque anni Agadez, “porto” delle carovane per il Sahara dal 15esimo secolo, si è trasformata: sono stati aperti ristoranti, negozi, dormitori, banche, negozi di telefonia, e sono spuntate le prime villette. I funzionari europei che vengono qui a chiedere di tagliare le rotte di traffico hanno un compito difficile. Lo spiega Abdou Moussa, vice-segretario generale del governo regionale: “Qui i migranti tengono su l’economia… Come facciamo a smettere?”. Secondo le autorità locali, il solo business dei viaggi verso la Libia vale 100 milioni di dollari all’anno. E il governo nigerino preferisce prendersene una fetta, imponendo ai trafficanti scorte armate a pagamento.