Immaginate di leggere sul giornale, a distanza di tempo, due articoli: nel primo, in prima pagina, si racconta dei pugni tirati da un tizio a un altro, e nel secondo, un trafiletto, di quelli sferrati da un tale a qualcun altro. Se mai assocerete i due fatti, penserete a due episodi di violenza distinti. La notizia è in realtà una sola: “Si è tenuto un match di pugilato”!
È l’esempio proposto da Oded Even in un commento apparso su Haaretz per discutere dell’effetto che ha la copertura mediatica israeliana sulla percezione del pubblico delle schermaglie con Gaza.
A fine giugno si è molto parlato di alcuni lanci di qassam sul sud di Israele, e per approfondire diverse testate hanno citato i precedenti episodi di violenza da parte palestinese e le successive reazioni israeliane. “Così ci si convince -spiega Even- della ‘cattiveria dei gazani’, che ‘interrompono la quiete con Israele’”. In realtà manca un pezzo di informazione, e cioè che nel corso del 2015 l’altro pugile ha ferito una media di due gazani a settimana in attacchi che non hanno lasciato grosse tracce sulla stampa. Un fenomeno, ammette Even, che non lascia indenne nemmeno il suo giornale, Haaretz. Ma è per questo che non ce la si può prendere troppo con quegli israeliani che percepiscono solo la violenza da parte di Gaza: “Non sanno nemmeno che è in corso un incontro di pugilato”, conclude Even.