La gita di Joshua

Joshua Van Haften, trentaquattrenne del Wisconsin con alle spalle una pena già scontata per pedofilia, aveva voglia di dare una svolta alla sua vita: andare a Istanbul, di lì raggiungere la Siria e poi unirsi a una cellula islamista. Non gli è andata bene. Si conoscono i particolari perché Joshua ha descritto puntualmente le disavventure della sua impresa in molti post sui social network, subito rintracciati dall’Fbi. Dopo essersi fatto spillare dei soldi da falsi reclutatori e aver aspettato invano per giorni “il momento buono”, ha trovato un contatto promettente: “Domani un ‘fratello’ mi accompagna fuori città, lì verranno a prendermi”, ha scritto a un amico su Facebook.

Salutato il ‘fratello’ nel punto in cui doveva essere recuperato, dopo tre ore in cui non s’è fatto vedere nessuno, Joshua, spazientito, si è incamminato da solo fino ad arrivare a notte fonda al paesino vicino, dove si è messo a dormire davanti alla moschea. Al mattino lo ha svegliato l’imam. “Mi ha lanciato un’occhiataccia… Io gli chiedevo consigli, ma quello era ‘assolutamente contrario”’ all’Isis!”, ha spiegato al suo amico su Facebook. L’imam, impietosito, gli ha dato dei soldi e lo ha messo su un autobus per tornarsene a Instanbul. A quel punto, Joshua era già nel radar dell’Fbi, che ha contattato le autorità turche e lo ha fatto rispedire, sotto custodia, negli Usa.

(Wall Street Journal)

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