Dalle parti di Uber, l’azienda che permettendo ai suoi utenti di ottenere un passaggio in cambio di una piccola cifra sta facendo infuriare i tassisti di tutto il mondo, sono convinti che ai nati tra 1980 e 2000, i cosiddetti millenials, possedere un’automobile non interessi più. Lo pensano anche i suoi investitori, che vi immettono sempre più capitali, e lo confermano diversi studi. Secondo un report della United States Public Interest Research Group, infatti, tra 2001 e 2009 le miglia percorse da automobilisti statunitensi tra i 16 e i 34 anni sono calate del 23%, mentre è aumentato il numero di millenials che si reca al lavoro a piedi, in bici o coi mezzi pubblici. Ma perché? Delle varie possibili cause ha parlato il Washington Post. Si va dalle motivazioni economiche -costo della benzina, crisi dei debiti studenteschi, tempi più lunghi nella formazione delle famiglie- a quelle tecnologiche: “Non vado a trovare gli amici, li incontro online”; “Se proprio devo spostarmi, uso un sistema di car sharing”; “Prendo il treno, così riesco anche a lavorare al computer”. Ci sono anche motivazioni culturali: i millenials ambiscono sempre più a vivere in città, dove si servono dei trasporti pubblici, e sarebbero più proni a spendere per “esperienze”, che per “cose”. Si salva lo smartphone; forse, per un ventenne di oggi, quest’ultimo rappresenta quella “porta d’accesso alle possibilità” che per un suo coetaneo baby-boomer era l’automobile.