Due città

A Detroit convivono due città: la periferia dei 150.000 edifici abbandonati e la downtown dove i miliardari stanno investendo. Ne ha scritto il Guardian. Dan Gilbert, ricchissimo proprietario di una società di prestiti, ha acquistato negli ultimi anni una sessantina di proprietà del centro, trasformandole in uffici, locali per franchising e garage. Anche Mike Ilitch, che ha una squadra di hockey, una di baseball e una catena di pizzerie, ha portato lì i suoi miliardi, contribuendo al recupero infrastrutturale del centro. E così, dei 359 km quadrati di Detroit, i soldi sono andati tutti nei 18 km quadrati della downtown, che adesso attira molte start-up tecnologiche. Ma non è detto che questa gentrificazione produca effetti positivi su tutta la città.

Jocelyn Harris abita l’unica casa occupata della sua strada, a 15 km dal centro: “Qui avevamo negozi, supermercati, scuola… Non c’è più niente. La fogna non funziona, il parco è chiuso”. Unico miglioramento, in molte aree periferiche, l’abbattimento dei ruderi e il recupero dell’illuminazione stradale.

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Il centro di Detroit visto dal quartiere periferico di Brush Park. Foto di Sean_Marshall/Flickr

Tanti abitanti della periferia intanto continuano a restarvi perché non riescono ad accedere ai nuovi impieghi del centro; poco formati, non sono impiegabili nei “lavori del futuro”.

Non si può certo dire che le due città coesistano, né che non si prefigurino tensioni. Il sobborgo ricco di Grosse Point, che confina con un quartiere povero, ha introdotto un blocco all’accesso, mascherato con rotonde, banchette di contadini, sensi unici “particolari” e strade bloccate, che alcuni definiscono “blocco etnico”.

 

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