Yusuf Sarkin ha ricordi vaghi dell’orrore che l’ha costretto a scappare, quello che continua a ossessionarlo è il pensiero che a un certo punto ha lasciato andare la mano di suo figlio di dieci anni. Il 3 gennaio, assieme alla moglie e ai quattro figli si è unito alla folla in fuga da Boko Haram. Voleva raggiungere la spiaggia sul lago Ciad dove ci sono le baracche dei pescatori, ma una volta arrivato si è accorto che suo figlio non era al suo fianco. “Puoi immaginare quale livello di terrore può portarti a lasciare la mano di tuo figlio?!”, chiede disperato.
Nel 2014 sono morti in media 27 nigeriani al giorno per mano di Boko Haram. Nel silenzio generale.
“Sono cresciuto a Baga, i miei figli sono andati a scuola lì. Non riesco neanche a piangere”, dice inconsolabile Sarkin dal campo profughi di Maiduguri dove ha trovato riparo. Ogni giorno, assieme, al suo vicino di casa si avvia verso i nuovi arrivati, alla ricerca dei bambini. Con speranze ogni giorno minori: “Nessuno li ha visti. Dobbiamo rassegnarci all’idea che siano tutti morti”.
(theguardian.com)