Nel 2020, per la prima volta nella storia, la popolazione mondiale over 60 sorpasserà quella under 5. Se ne è parlato sull’ultimo numero di Lancet. Da quella data in poi sono attesi altri tristi “record”: nel 2025 saranno 300 milioni le persone affette da diabete, mentre -ne avevamo già parlato qui– entro il 2050 il numero delle persone affette da demenza senile triplicherà rispetto al numero attuale, arrivando a 135 milioni. Così, ora un settore della ricerca va muovendosi in una direzione originale: e se, invece delle malattie, affrontassimo direttamente l’invecchiamento? Nel 2013 Google ha fondato Calico, una società appositamente dedicata allo scopo, e per cominciare le ricerche lo scorso settembre questa ha stanziato, insieme alla casa farmaceutica statunitense AbbVie, una prima somma di 250 milioni di dollari. Ne ha scritto Caroline Copley per Reuters.
L’investimento potrebbe riaccendere l’attenzione su di un campo di studi da tempo negletto dalle grandi case farmaceutiche, anche per via delle stringenti regole sui trial clinici negli Stati Uniti e in Europa, dove viene approvata la ricerca per farmaci mirati a malattie specifiche, più che a una condizione tanto ampia e indefinibile come l’invecchiamento. Infatti, i progressi in questo campo stanno arrivando in modo indiretto: Novartis, per esempio, sta riscontrando l’utilità di un suo farmaco anti-tumorale, Everolimus, per prevenire il deteriorarsi del sistema immunitario. I primi risultati sono incoraggianti: i pazienti over-65 cui è stato somministrato Everolimus hanno migliorato le risposte del proprio sistema immunitario del 20% rispetto a quelli sottoposti a placebo. Su Neuropharmacology si è parlato di una ricerca di Sanofi, che sta cercando di stabilire se un suo farmaco anti-diabete (Lyxumia), nato per il diabete di tipo 2, il più diffuso, sia in grado di rallentare l’insorgere dell’Alzheimer. Anche Novo Nordisk, azienda farmaceutica danese che è il più grande produttore al mondo di insulina, sta conducendo studi simili con un suo farmaco anti-diabete, Victoza.
Mark Fishman di Novartis precisa che anche se questo tipo di ricerca è ancora all’inizio, il futuro della farmacologica sarà trattare la vecchiaia come processo biologico “manipolabile, curabile e rimandabile”.
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