La nuova metropolitana leggera di Gerusalemme, attraversando la città vecchia e il quartiere arabo, collega l’area occidentale della città con l’insediamento ebraico di Pisgat Zeev. Ne hanno parlato William Booth e Ruth Eglash del “Washington Post”. Sono ventitré fermate, nove miglia in 46 minuti a meno di due dollari. Doveva servire a unire, qualcuno aveva parlato addirittura di “treno della pace”, ma le cose hanno preso un’altra piega, così ora sulle piattaforme ci sono guardie armate con la kippah a pattugliare le carrozze, regolarmente colpite dalle pietre dei ragazzini palestinesi. Dopo il conflitto di quest’estate in alcune fermate in zona palestinese, hanno cercato anche di sradicare i binari. Da luglio si contano più di 170 incidenti. Quindici dei ventitrè treni sono stati gravemente danneggiati.
All’interno i passeggeri viaggiano separati: ortodossi da una parte, donne e ragazze palestinesi da un’altra, i soldati tra di loro. ma le tensioni non mancano: gli israeliani pensano che sarebbe meglio che non ci fossero fermate in area palestinesi: “loro non vogliono viaggiare con noi e noi non vogliamo loro”. Una donna palestinese racconta di come un israeliano l’abbia verbalmente aggredita perché il suo bambino piangeva: in effetti, ammette, se potesse farne a meno, quel treno non lo prenderebbe.
(washingtonpost.com)