I liberali del “Foglio” sono straordinari: sono presidenzialisti ma guai a spiare dal buco della serratura per capire in che razza di mani stiamo mettendo tanto potere; difendono il libero mercato, anche del lavoro, ma a suo tempo si sono dichiarati organo di partito (di due deputati!) per ottenere il sostegno dello Stato; appena uno di sinistra ipotizza una qualche cospirazione non mancano di denunciare la mentalità complottista che ammorba la sinistra ma se arriva l’avviso di garanzia al padre del premier gridano subito al complotto della magistratura. Che ci siano, eventualmente s’intende, dei poveri creditori da anni in attesa di soddisfazione, a loro non può interessare di meno. “Bancarotta fraudolenta”? Ma immaginiamoci! Che poi per paesi di grande tradizione liberale, quelli per i quali sbrodolano spesso e oltre la pubblica decenza quando radono al suolo qualche città irachena, la bancarotta fraudolenta comporti pene di parecchi anni di carcere, comminate senza pietà anche in tarda età, a loro non importa, per loro quello è un reato da nulla. L’idea che la libertà comporti responsabilità, e un di più dell’una un di più dell’altra, non li sfiora. Ma probabilmente i nostri liberali non possono non dirsi cattolici e quattro avemaria non le rifiutano a nessuno, tant’è che si sono commossi per l’arresto poco misericordioso del vescovo pedofilo; ma attenzione!, guai a non dire alla giovane incinta che abortendo sta per compiere un assassinio perché della condanna dell’aborto han fatto la pietra angolare della loro morale. Poi, bontà loro, perdonano anche lei.
Bah. Di certo i maschi liberali del “Foglio” sono un prodotto italiano del tutto autoctono, unico.