I riservisti che non ci stanno

In un appello pubblicato sul Washington Post, la giornalista israeliana Yael Even Or descrive i motivi dei riservisti che si oppongono al richiamo in servizio per l’operazione in corso a Gaza, dando anche uno spaccato delle politiche discriminatorie che sarebbero diffuse in tutta la Israeli Defense Force. Nell’appello, firmato da oltre una cinquantina di riservisti, si critica apertamente la legge israeliana che regolamenta la coscrizione obbligatoria e il richiamo in armi di chi ha già prestato servizio.

Il motivo non è soltanto il dissenso nei confronti della recente offensiva contro Hamas: a nome delle tante firmatarie, Yael Even Or precisa che, in quanto donne, “non avremmo comunque combattuto. Veniamo relegate a mansioni di segreteria”. Ciò non rende meno responsabili: “Non sono soltanto le truppe dispiegate nei territori occupati o inviate in missione in questi giorni a imporre il meccanismo del controllo sulle vite dei palestinesi. È l’apparato dell’esercito nel suo insieme”. Mentre le azioni delle truppe sono sotto i riflettori internazionali, ciò che passa sulle scrivanie dei militari negli uffici è secretato, sfuggendo al dibattito pubblico; così, il militare dedito alla routine delle mansioni burocratiche perde la percezione degli esiti violenti cui il suo lavoro quotidiano spesso conduce. “Tutte le volte che non ci siamo rifiutati di adempiere a queste mansioni, abbiamo contribuito alle azioni più cruente dell’esercito”.

La giornalista approfondisce anche le politiche discriminatorie dell’esercito israeliano. “Veniamo inquadrati in unità dove gli altri assomigliano a noi”. Le donne con altre donne, così come le minoranze etniche -ebrei mizrahi, drusi, etiopi, russi, palestinesi, ultra-ortodossi e beduini-, sistematicamente tenute alla larga dalle unità più prestigiose, con ripercussioni che durano tutta la vita: in Israele, prosegue Even Or, il servizio militare è l’anticamera della carriera professionale e accademica, che è influenzata dal grado raggiunto e dal prestigio dell’unità in cui si è svolto il servizio militare. “L’esercito è il metro di giudizio con cui si misura il valore delle persone nella società, con cui si discerne tra bene e male per l’interesse nazionale”.

Di seguito, l’elenco dei firmatari dell’appello promosso da Yael Even Or.

Yael Even Or

Efrat Even Tzur

Tal Aberman

Klil Agassi

Ofri Ilany

Eran Efrati

Dalit Baum

Roi Basha

Liat Bolzman

Lior Ben-Eliahu

Peleg Bar-Sapir

Moran Barir

Yotam Gidron

Maya Guttman

Gal Gvili

Namer Golan

Nirith Ben Horin

Uri Gordon

Yonatan N. Gez

Bosmat Gal

Or Glicklich

Erez Garnai

Diana Dolev

Sharon Dolev

Ariel Handel

Shira Hertzanu

Erez Wohl

Imri Havivi

Gal Chen

Shir Cohen

Gal Katz

Menachem Livne

Amir Livne Bar-on

Gilad Liberman

Dafna Lichtman

Yael Meiry

Amit Meyer

Maya Michaeli

Orian Michaeli

Shira Makin

Chen Misgav

Naama Nagar

Inbal Sinai

Kela Sappir

Shachaf Polakow

Avner Fitterman

Tom Pessah

Nadav Frankovitz

Tamar Kedem

Amnon Keren

Eyal Rozenberg

0 pensieri riguardo “I riservisti che non ci stanno”

Lascia un commento