Sebbene i suoi primi impieghi risalgano agli anni Sessanta -come molti antidolorifici poi diventati popolari per l’uso ricreativo, il suo primo impiego è stato sui campi di battaglia (in questo caso, del Vietnam)- e da decenni sia in uso come sedativo pre-operatorio, per molti contemporanei la ketamina evoca istantaneamente alla mente scenari di eccessi da debosciati punk-a-bestia.
Oggi i ricercatori della University of New South Wales di Sidney stanno ottenendo risultati “istantanei” nella cura della depressione cronica mediante “Special K”, il nome affibbiato alla ketamina dagli estimatori del suo uso nei rave party. Ne ha parlato la televisione pubblica australiana Abc.
“Solitamente i trattamenti antidepressivi richiedono settimane di somministrazione. Non ho mai visto un’efficacia tanto rapida come con la ketamina”. A parlare è la professoressa Colleen Loo, a capo del team che ha appena concluso una prima fase di sperimentazione clinica su diciannove pazienti. Una di questi è Cheryl Hobbs: dopo essere entrata in menopausa, aver trascorso un brutto periodo sul lavoro e aver sperimentato la fuoriuscita di casa dei figli, è entrata in depressione. “Mi sentivo sempre ‘pesante’, come se indossassi stivali di piombo”, ha raccontato la Hobbs alla televisione australiana.
Dopo un primo, “tradizionale” ciclo di trattamenti con antidepressivi che non avevano sortito effetti apprezzabili, Cheryl si è sottoposta alla terapia elettroconvulsivante (Ect). Un primo miglioramento lo aveva avuto, ma appena sei mesi dopo era arrivata una pesante ricaduta e la decisione di proporsi al team della professoressa Loo per il trattamento sperimentale. “Non potevo crederci! Il giorno dopo l’iniezione mi sentivo finalmente stimolata, positiva”.
Sono trascorsi sei mesi dalla sua ultima assunzione di ketamina. Oggi Cheryl non segue più trattamenti farmacologici, ma prende lezioni di cucina e si è iscritta in palestra, dove segue un corso di zumba.
La ketamina, il cui abuso può compromettere le funzioni cardiache, respiratorie e mnemoniche, nonché danneggiare gli organi interni, occupa la sesta posizione nella classifica stilata nel 2007 dalla rivista Lancet delle sostanze tossiche più pericolose, sopra Ecstasy, tabacco ed Lsd. La professoressa Loo proseguirà gli studi: ora servono nuovi fondi per passare alla fase successiva della sperimentazione.