Caro avvocato…
Per “appunti di lavoro”, Massimo Tirelli, avvocato del lavoro, ci sottopone le gravi difficoltà, psicologiche prima che materiali, di un giovane lavoratore lasciato a casa.
Ho ricevuto da un mio cliente la lettera che vi allego. Mi sembra che parli da sola della situazione di depressione incipiente che può capitare a un 30-40enne di elevata professionalità in questo paese, o forse in tutti i paesi del mondo… Ma la descrizione che fa del crescente disagio che precede la possibile risoluzione del rapporto di lavoro da parte del proprio datore mi sembra degna di essere riportata (…)
Buongiorno,
ci siamo sentiti al telefono venerdì mattina e mi indicava di scriverle un’email con i sintomi del mio problema. Le allego anche l’impegnativa del mio medico (Visita Medicina lavoro, stato ansioso depressivo secondario a situazione lavorativa). Le faccio un breve resoconto della mia situazione lavorativa. Potrei scrivere pagine su quanto mi è successo ma non voglio tediarla oltremodo. Resto comunque a disposizione per ulteriori dettagli.
Sono classe ’77 e sono dottore di ricerca in informatica. Lavoro con la mia compagna in una ditta di elettronica industriale da maggio 2010 (ditta da poco meno di 40 persone). Entrambi abbiamo un mutuo. In questa ditta sono stato assunto con la dichiarata finalità della direzione di gestire parte dell’azienda con incarichi rilevanti. Ho iniziato come sviluppatore e progettista dell’architettura Sw e a breve giro sono diventato project leader del progetto. Nel percorso, andato avanti fino a maggio 2012, ho ricoperto la posizione di responsabile dell’intero ufficio tecnico (lavoro di tipo project management, gestivo tre diversi dipartimenti: software, elettronico e meccanico). Ho avuto ottimi risultati introducendo nuovi metodi per organizzare il lavoro e ridurre i tempi, con consensi positivi anche dei miei sottoposti, che ho cercato sempre di motivare; in alcuni casi ho sostenuto la loro crescita facendoli diventare project leader.A partire da aprile-maggio 2013, in seguito a cambio di gestione verso la nuova generazione (figlia di uno dei due titolari), la direzione della ditta dove lavoro mi ha tolto la carica che ricoprivo e mi ha girato su un progetto dichiarato congelato. Dopo ripetuti colloqui finalmente mi hanno detto il motivo, ovvero puntavano a licenziarmi. Inoltre, per presunte crisi aziendali, tutti i dipendenti hanno dovuto forzatamente vedere ridotti i propri stipendi per svariati mesi (io e la mia compagna compresi, con debiti non ancora risanati) mediante accordo sindacale aziendale. La ditta ha inoltre aperto un contratto di solidarietà che come conseguenza ha visto ancora una volta stipendi e giornate lavorative ridotti. Dopo esser stato eletto nella Rsu dell’azienda (su forte spinta dei miei colleghi) mi trovo ulteriormente discriminato da parte della direzione, al punto che uno dei titolari si è permesso di dire alla mia compagna che “come Rsu sono un populista, scelgo di stare dalla parte dei servi e non posso proseguire nell’Azienda”. Da gennaio, inoltre, vengo messo in ferie forzate e da allora non sono più rientrato in ditta (nonostante le mie richieste di poter sospendere le ferie almeno un paio di giorni al mese).
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