Il sommario del n. 209

Il sommario integrale del n. 209, gennaio 2014.
In copertina: Istanbul.
Il mo­vi­men­to del­le don­ne ha co­stret­to an­che gli uo­mi­ni a ri­pen­sar­si in chia­ve di ge­ne­re e quin­di co­me ma­schi; un lut­to quel­lo per il po­te­re per­du­to, mai del tut­to ela­bo­ra­to e un vi­ri­li­smo che, sep­pur scom­par­so co­me di­scor­so ege­mo­ni­co, con­ti­nua a so­prav­vi­ve­re; la fun­zio­ne “rein­te­gra­ti­va” del­la vio­len­za, mes­sa in at­to an­che per esor­ciz­za­re un con­tat­to con la don­na che, nel­l’im­ma­gi­na­rio ma­schi­le, in­de­bo­li­sce e de­pri­va l’uo­mo; un ten­ta­ti­vo, quel­lo di ri­de­fi­ni­re ruo­li e iden­ti­tà ses­sua­li, fat­to an­che di bri­co­la­ge in­di­vi­dua­li. In­ter­vi­sta a San­dro Bel­las­sai (da pag. 3 a pag. 6).
L’I­STI­TU­ZIO­NE DEL­LA DO­ME­NI­CA. Il fe­no­me­no di Scien­to­lo­gy met­te in di­scus­sio­ne non so­lo il rap­por­to tra Sta­ti e chie­se, ma an­che il con­cet­to stes­so di re­li­gio­ne; Scien­to­lo­gy che per es­se­re ri­co­no­sciu­ta co­me cul­to si as­si­mi­la al­le al­tre re­li­gio­ni e la Chie­sa cat­to­li­ca che per “vin­ce­re” nel ca­so Lau­tsi de­fi­ni­sce il cro­ci­fis­so un sim­bo­lo pas­si­vo; Sha­bi­na Be­gum che nel­la scuo­la in­gle­se più pro­gres­si­sta si pre­sen­ta con l’u­ni­ca va­rian­te non pre­vi­sta, la jel­la­ba e la si­gno­ra Sol­berg che fa cau­sa al go­ver­no Su­da­fri­ca­no per­ché, non cre­den­te, vuo­le po­ter ven­de­re al­co­li­ci di do­me­ni­ca… In­ter­vi­sta a Mar­co Ven­tu­ra (da pag. 7 a pag. 10).
DAV­VE­RO BRA­VO. An­ni tra­scor­si a fa­re l’in­se­gnan­te di so­ste­gno per poi sco­pri­re, con la na­sci­ta di un fi­glio di­sa­bi­le, che for­se nul­la può pre­pa­ra­re a un ta­le scon­vol­gi­men­to; la vo­lon­tà, fin da su­bi­to, di an­da­re ol­tre le de­fi­ni­zio­ni cli­ni­che sal­va­guar­dan­do l’im­pre­ve­di­bi­li­tà di un per­cor­so che non è già trac­cia­to; la fer­ma con­vin­zio­ne che un com­pa­gno di­sa­bi­le mi­glio­ra la clas­se; l’im­por­tan­za che an­che il ra­gaz­zi­no di­sa­bi­le ab­bia la pos­si­bi­li­tà di sen­tir­si e di es­se­re “dav­ve­ro bra­vo” in qual­che co­sa. In­ter­vi­sta a Ro­ber­ta Pas­so­ni (da pag. 11 a pag. 14).
LE CA­SET­TE DI PAS­SAG­GIO. No­ve pic­co­li con­do­mi­ni da ab­bat­te­re, ol­tre cen­to fa­mi­glie da spo­sta­re, l’i­ni­zia­le dif­fi­den­za ver­so l’am­mi­ni­stra­zio­ne che pia­no pia­no la­scia il po­sto al­la fi­du­cia, il ruo­lo, fon­da­men­ta­le, di al­cu­ni abi­tan­ti e di una pic­co­la coo­pe­ra­ti­va, che per tut­to il tem­po han­no fat­to da cu­sci­net­to, ac­com­pa­gnan­do gli in­qui­li­ni in un pas­sag­gio non fa­ci­le, e in­fi­ne l’or­go­glio di un quar­tie­re ri­qua­li­fi­ca­to, bel­lo, che la gen­te vie­ne a ve­de­re an­che da fuo­ri; la sto­ria del Con­trat­to di quar­tie­re di Bor­go Nuo­vo, a Ve­ro­na, rac­con­ta­ta dai pro­ta­go­ni­sti (da pag. 15 a pag. 18).
DIF­FE­REN­ZE DI FE­CON­DI­TA’ IN EU­RO­PA OC­CI­DEN­TA­LE. Per la ru­bri­ca “neo­de­mos”, Se­ba­stian Klüse­ner ci par­la di co­me ne­gli ul­ti­mi de­cen­ni si sia for­ma­ta, in Eu­ro­pa, una nuo­va fa­glia nel­la geo­gra­fia del­la fe­con­di­tà (pag. 19).
‘FA­bri­ca Sin Pa­trOn’. Al­l’in­do­ma­ni del tra­col­lo, in Ar­gen­ti­na mol­ti ope­rai, di fron­te al­le fab­bri­che ab­ban­do­na­te dai pa­dro­ni fug­gi­ti al­l’e­ste­ro, de­ci­se­ro di oc­cu­par­le e ri­met­ter­le in pro­du­zio­ne; gli osta­co­li le­ga­li, l’ap­pog­gio dei quar­tie­ri, la ne­ces­si­tà di cam­bia­re men­ta­li­tà e la sfi­da di tro­var­si a de­ci­de­re, da so­li e tra pa­ri, di ora­ri, sa­la­ri, di­sci­pli­na e or­ga­niz­za­zio­ne del la­vo­ro; un’e­spe­rien­za, quel­la del­l’au­to­ge­stio­ne del­le im­pre­se re­cu­pe­ra­te ar­gen­ti­ne, che, non so­lo con­ti­nua a so­prav­vi­ve­re, ma si sta dif­fon­den­do an­che ai pae­si vi­ci­ni. In­ter­vi­sta ad Al­do Mar­chet­ti (da pag. 20 a pag. 23).
LUO­GHI. Nel­le “cen­tra­li”, fab­bri­ca tes­si­le ci­ne­se in Ma­li.
IN AFRI­CA, COI PIE­DI PER TER­RA. Una coo­pe­ra­zio­ne in­ter­na­zio­na­le a fian­co del­le or­ga­niz­za­zio­ni dei con­ta­di­ni nel­la lot­ta con­tro la de­ser­ti­fi­ca­zio­ne; la co­stru­zio­ne di si­ste­mi ir­ri­gui e il so­ste­gno al­la com­mer­cia­liz­za­zio­ne at­tra­ver­so l’or­ga­niz­za­zio­ne del­le fi­lie­re. In­ter­vi­sta a Fe­de­ri­co Pe­rot­ti (pag. 26-27).
LA VO­CE DEL MAI­DAN. Di ri­tor­no dal­l’U­crai­na, Pao­lo Ber­ga­ma­schi ci par­la di un pae­se al bi­vio, stret­to tra i ri­cat­ti ener­ge­ti­ci di Pu­tin e un’a­spi­ra­zio­ne eu­ro­pea a cui Bru­xel­les po­ne via via nuo­ve con­di­zio­ni; una si­tua­zio­ne ag­gra­va­ta dal­la cri­si e dal­le lun­gag­gi­ni del­la bu­ro­cra­zia eu­ro­pea, ma an­co­ra fo­rie­ra di spe­ran­ze ora che “il ge­nio del­la de­mo­cra­zia e del­la li­ber­tà è usci­to dal­la lam­pa­da…” (da pag. 28 a pag. 30).
QUAN­DO OLI­VET­TI MI CON­VO­CO’ A RO­MA  Quan­do nel do­po­guer­ra il go­ver­no ita­lia­no ere­di­tò da­gli ame­ri­ca­ni l’Unr­ra nel cui con­si­glio c’e­ra Adria­no Oli­vet­ti; l’i­dea di da­re un’im­pron­ta co­mu­ni­ta­ria ai pro­get­ti per una pia­ni­fi­ca­zio­ne ter­ri­to­ria­le in zo­ne estre­ma­men­te di­sa­gia­te co­me l’A­bruz­zo, i sas­si di Ma­te­ra, la Nur­ra sar­da; un’e­spe­rien­za di fron­tie­ra al­le pre­se con mil­le osta­co­li. In­ter­vi­sta a Fran­ce­sco Gnec­chi Ru­sco­ne (da pag. 31 a pag. 33).
L’AT­TUA­LI­TA’ INAT­TUA­LE DI EL­VIO FA­CHI­NEL­LI. Le ra­gio­ni del­l’o­blio del­la fi­gu­ra di El­vio Fa­chi­nel­li stan­no for­se pro­prio nel­l’o­ri­gi­na­li­tà del­la sua ri­cer­ca che con­trap­po­ne­va “pro­spet­ti­ve im­pen­sa­te” al­la “tra­gi­ca ne­ces­si­tà del dua­li­smo”; la pos­si­bi­li­tà del­la “ri­pre­sa” aper­ta a nuo­ve so­lu­zio­ni; il rap­por­to fra in­di­vi­duo e so­cie­tà, fra psi­ca­na­li­si e po­li­ti­ca, che ri­tor­na sem­pre nel­la sua ri­cer­ca. Un in­ter­ven­to di Lea Me­lan­dri (da pag. 34 a pag. 37).
L’E­RE­DI­TA’ DI CAI­NO. Un ap­pun­to di Fran­ce­sco Cia­fa­lo­ni che, a par­ti­re dal­l’ul­ti­mo Rap­por­to sul­lo Svi­lup­po Uma­no del­le Na­zio­ni Uni­te, ci par­la di pro­du­zio­ne e pro­dut­ti­vi­tà, e ci dà qual­che da­to non scon­ta­to, che pe­rò con­fer­ma che nei pae­si in cui si uc­ci­de mol­to ci si uc­ci­de po­co, e vi­ce­ver­sa (pag. 42).
IL PAE­SE DEL­LE COO­PE­RA­TI­VE. Per “ap­pun­ti di la­vo­ro”, la sto­ria di Jon Bar­be­scu, di Mas­si­mo Ti­rel­li (pag. 44).
LET­TE­RE. Pa­squa­le Za­ga­ri, er­ga­sto­la­no osta­ti­vo, cioè sen­za al­cu­na spe­ran­za di usci­re, mai, spie­ga c

osa vuol dire aver trascorso più di metà della vita in carcere; da Hong Kong, Ilaria Maria Sala ci parla della stretta messa in atto dal governo cinese contro giornalisti e media che non parlano bene della Cina; Belona Greenwood, da Norwich, Inghilterra, ci parla del giorno del “giudizio fiscale” nazionale e dello schiavismo nel Regno Unito.
LA VISITA è alla tomba di Lissi Lewin Pressl.
APPUNTI DI UN MESE. Si parla di cosa succede quando sono i medici a cercare informazioni sui pazienti in rete, della nascita di Hassan, resa possibile dall’”evasione” dello sperma del padre, detenuto nelle carceri israeliane, del ritorno degli “scribi” negli ospedali americani, di iniezioni letali, di scuole ebraiche piene di ragazzini musulmani, di madri single in Cina, di legge elettorale, di carcere, eccetera eccetera (da pag. 38 a pag. 45).
UN PREGIUDIZIO SULLE ORIGINI DELLA GUERRA. “In verità, la guerra odierna ancora una volta ha dimostrato che gli uomini sono mossi ad agire da idee, da sentimenti, da passioni, non certo da ragionamenti economici puri”, per il “reprint” pubblichiamo un intervento di Luigi Einaudi uscito su “L’Unità” di Salvemini nel gennaio del 1915 (pag. 46-47).

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